Le letture della Solennità dell’Ascensione del Signore sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
L’Ascensione di Gesù al cielo ci accompagna a riconoscere e ad accogliere nella nostra vita di fede una “separazione necessaria”. L’Ascensione porta a compimento la missione di Gesù in mezzo a noi. C’è un inizio: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”. C’è un completamento: “Risuscitò dai morti, salì al cielo, siede alla destra del Padre”.
Gesù, vero uomo, ascende al cielo portando con sé la stessa nostra “carne umana”; è il primo uomo che entra “nel cielo”, alla destra del Padre; ricorda a ognuno di noi che questa è la nostra destinazione futura ed ultima.
A ben guardare, il significato dell’Ascensione di Gesù era già presente nel suo modo di essere e di rapportarsi con i discepoli durante la sua vita terrena. Ciascuna delle manifestazioni di Gesù è seguita da una scomparsa: dopo che ha compiuto segni e pronunciato parole importanti, Gesù si sottrae agli altri; come se questo ritmo di presenza e di assenza, di vicinanza e di allontanamento, di prossimità e di separazione fosse necessario. Pensiamo (addirittura ancora bambino) al suo “smarrimento nel Tempio”; al suo sottrarsi alla folla e ai discepoli dopo la “moltiplicazione dei pani; alla sua assenza sulla barca dentro la tempesta.
“Una nube lo sottrasse ai lor occhi” (prima lettura)
L’Ascensione è l’ultimo atto di Gesù sulla terra; impone ai discepoli una scelta ultima e definitiva. Solo la scomparsa di Gesù alla loro vista conduce i discepoli a vedere con chiarezza chi era Gesù per loro; solo il separarsi da loro conduce i discepoli a comprendere ciò che li teneva uniti a Gesù; solo andandosene, Gesù avrebbe indicato cosa rimaneva di Lui nella vita dei discepoli: la Spirito Santo, lo Spirito di Gesù.
Ho trovato un esempio simpatico che ci aiuta a capire. Per aiutarci a imparare ad andare in bicicletta, a un certo punto qualcuno ci ha tolto le ruote del triciclo: senza rotelle, all’inizio, siamo caduti; ci siamo sbucciati le ginocchia e i gomiti; però abbiamo imparato a pedalare.
“Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano” (vangelo)
È così che è nata la Chiesa: da un abbandono pieno di amore, da un gesto di fiducia nei nostri confronti. I discepoli hanno dovuto imparare a rinunciare a vedere Gesù; da allora hanno avuto la gioia di scoprire che Lui agiva con loro.
Questa presenza di Gesù che non si lascia trattenere è una prova per la nostra fede: è chiamata a coltivare il desiderio di una ricerca personale e di un annuncio; è invito a non vivere la fede “a rimorchio”, “per raggiungere Cristo nella gloria” (colletta)