Ascensione del Signore (29/5/2022)


Ascensione del Signore

Le letture della Solennità dell’Ascensione del Signore sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

Nell’attesa che la Pasqua trovi spazio per compiersi nei loro cuori accogliendo lo Spirito di Gesù, i discepoli sono ancora lì, bloccati dentro il Cenacolo. Da un punto di vista soltanto terreno, il quadro della situazione è desolante: parla di un fallimento e di una sconfitta.

Anche oggi a noi come allora ai discepoli, sembra che siano le logiche di questo mondo a trionfare: vincono sempre i violenti, gli arroganti, gli arrivisti; il successo si costruisce sul disprezzo degli altri e sulla loro disperazione; l’umanità sembra prigioniera di mentalità perverse e assurde.

Così diventiamo anche noi tristi e sgomenti: il nostro sguardo si abbassa; ci sentiamo come imprigionati, senza via di uscita; la nostra vita si trasforma in una lamentela che rinuncia a guardare oltre il presente; finiamo per leggere la vita umana come un’esistenza senza sbocchi; ci ritroviamo tra quelli che non hanno speranza e hanno come unica prospettiva la fine di ogni cosa.

“Così sta scritto” (vangelo)

Siamo alla fine del Vangelo di Luca; Gesù invita i suoi discepoli ad alzare lo sguardo. Assistiamo a una specie di alfabetizzazione: Gesù insegna ai discepoli a leggere la sua e la nostra vicenda umana alla luce della sua Parola; a ricomporre i frammenti dell’esistenza, come trasformando lettere singole in frasi che parlano dell’amore di Dio per noi.

“Si prostrarono davanti a lui” (vangelo)

Il Vangelo che abbiamo ascoltato è molto simile alla Liturgia che celebriamo ogni domenica per riscoprire e rafforzare questo modo nuovo di guardare alla vita: quello della fede.

Inizia con l’ascolto della Parola: parole che nutrono la nostra fede e cambiano la prospettiva sulla nostra vita; ci ricordano che Dio ci ama, anche quando ci sentiamo soli e abbandonati da Lui.

Continua con l’invocazione dello Spirito Santo e della sua forza vitale: come ha mantenuto la promessa di mandare il Figlio, così ora Dio porta a compimento la promessa di inviare lo Spirito Santo. Avviene questo anche quando invochiamo lo Spirito perché trasformi il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù.

“Di questo voi siete testimoni” (vangelo)

Lo Spirito Santo ci è donato per trasformarci in testimoni: da soli non ne saremmo capaci. Siamo chiamati a testimoniare prima di tutto e fondamentalmente attraverso le relazioni che viviamo tra di noi: non possiamo testimoniare Dio che è comunione, se tra noi regna la divisione; non possiamo testimoniare Dio che è perdono, se siamo guidati dal rancore e dall’intolleranza.

“Poi li condusse fuori” (vangelo)

Il verbo “educare” significa proprio questo: “condurre fuori”, trasmettendo il desiderio e la volontà di “stare a contatto” con lo smarrimento, di confrontarci con quello che ci sgomenta; traghettare oltre la paura. Talvolta ho la sensazione che abbiamo perso la capacità di educare; oppure che ci rinunciamo per stanchezza o per sfiducia.

“Alzate le mani, li benedisse” (vangelo)

Questo della benedizione è l’ultimo gesto della vita condivisa dal Figlio di Dio con la nostra umanità: un gesto di affetto, nonostante le nostre ambiguità e i nostri fallimenti. Dobbiamo accogliere questa benedizione, perché entri in noi e plasmi la nostra vita, come ha trasformato la vita dei discepoli: “tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio, lodando Dio”.

Con il Natale Dio, nel suo amore, si è abbassato fino ad assumere la nostra condizione umana; con l’Ascensione Dio ci chiama ad allungare lo sguardo verso una meta che è al di là della nostra condizione umana.

“Concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli, dove noi crediamo che è asceso il tuo Unigenito, nostro redentore” (colletta).