Battesimo del Signore (10/1/2021)


Battesimo del Signore

Le letture della solennità del Battesimo del Signore sono disponibili al seguente link, cliccando qui, in formato stampabile per chi per chi desiderasse seguire la messa in diretta sul canale YouTube dell’Oratorio.

Riflessione

“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (1° lettura)

A noi suona strano, ma è il Battesimo del Signore (quando Gesù è già un adulto di circa 30 anni) a concludere il tempo liturgico della celebrazione del Natale di Gesù; questo ci dice quanto siano da approfondire il nostro rapporto con il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio tra noi e la nostra capacità di comprenderlo nella vita.

Il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano, infatti, è innanzi tutto un momento di rivelazione, una rinnovata e chiara Epifania che riguarda l’identità di Gesù e il suo rapporto di Figlio con il Padre e lo Spirito Santo. Per capire fino in fondo la “stranezza” di quella scelta di Dio che è l’Incarnazione, dovremmo collegarla con tre momenti della vita di Gesù che rivelano il coinvolgimento del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella storia degli uomini: questo Battesimo al fiume Giordano, la Trasfigurazione sul Monte Tabor e la morte sul Calvario.

“Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano” (Vangelo)

Questo brevissimo racconto dell’evangelista Marco è la sintesi di tutto il Vangelo, di tutta l’opera di Gesù Cristo. Da Nazaret (quasi 300 metri sopra il livello del mare), Gesùscende in uno dei luoghi più bassi della terra (circa 400 metri sotto il livello del mare); si spoglia della sua gloria divina, depone la sua “veste di luce e di gloria”, così che possiamo rivestirci noi di questa veste; si mette in fila con i peccatori penitenti: il Figlio di Dio si rende solidale con noi.

“Vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di Lui come una colomba” (Vangelo)

Durante l’Avvento, abbiamo ascoltato il profeta Isaia che invocava: “Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. La preghiera è esaudita, per sempre: il cielo non si chiuderà più, perché Dio è qui tra noi.L’evangelista Marco usa lo stesso verbo quando racconta la morte di Gesù in Croce: “Il velo del tempio si squarciò”. Nel momento in cui Gesù muore, Colui che era dietro il velo (Dio) si riversa sull’umanità: siamo inondati dal rivelarsi di Dio, dalla grazia che viene dal cielo.

“E venne una voce dal cielo: Tu il Figlio mio” (Vangelo)

A noi verrebbe da dire che uno come Gesù (un uomo lì in mezzo ai peccatori) non può essere Dio. In Gesù che si fa battezzare non c’è più niente che rimarchi la differenza tra un Figlio di Dio e i figli degli uomini. Nei primi 30 anni di vita a Nazaret, Gesù ha imparato che cosa significhi condividere la vita degli uomini: mettersi nei loro panni, apprendere il loro linguaggio (quello delle parole e quello delle scelte di vita), capire che cosa li appassiona e che cosa li angoscia. Per questo il Padre non fa mancare (a Gesù e a noi) la sua rassicurazione. Gesù Cristo, uscito dalle acque del Giordano, è l’immagine viva di noi, innestati in Lui con il Battesimo per vivere da figli di Dio.

Anche nel nostro Battesimo è sceso lo Spirito, e il Padre ci ha detto: “Tu sei mio figlio”. Abbiamo ricevuto la sua stessa vita, quella donata dal Figlio Gesù sulla Croce. È lì, nel nostro Battesimo, che dobbiamo tornare a cercare la nostra vera identità di persone umane. Si tratta di arrivare ad “avere in noi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”; si tratta di continuare a restare nella nostra storia umana da figli di Dio. E’ la grazia che chiediamo oggi a Dio, che nel Figlio si è incarnato, si è realmente immerso nella nostra umanità.