Le letture della Domenica del Corpus Domini sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Il primo giorno degli Azzimi” (vangelo)
Il Vangelo di oggi ci riconduce dentro la cornice della prima Pasqua: ci richiama l’evento del passaggio di Dio in Egitto per liberare il suo popolo. Gli azzimi (pane non lievitato) sono il pane che ricorda l’afflizione, la schiavitù; ma anche il pane della vita nuova, del taglio con il passato: è il momento di “tagliare” con la mentalità da schiavi per diventare un popolo libero, per entrare in una vita nuova.
Mi viene da pensare a momenti epocali della nostra storia passata e presente: il ricominciare da capo a costruire sulle macerie, alla fine della guerra; il ricominciare a progettare la vita, uscendo dalla emergenza di una pandemia. Su quali basi? Con quali progetti? Verso quali mete? Mi sembra di aver capito (per esempio) che la maggior parte delle nostre chiese siano sorte o siano state radicalmente ristrutturate alla fine di una pestilenza, nel 1600. E ora, uscendo da questa pandemia?
Nella cornice della seconda Pasqua, la celebrazione di questa cena (L’Eucaristia) dovrà fare memoria del passaggio di Dio nella nostra vita, per liberarci dal peccato (2° lettura) e per accompagnarci verso il passaggio definitivo nel Regno, alla fine del tempo.
Questa profonda ricchezza (il significato pasquale dell’Eucaristia) si è in parte persa nell’elaborazione del linguaggio teologico: esso ha privilegiato l’accento sulla presenza reale del Signore Gesù in questo Sacramento, a scapito del suo significato di rapporto e di comunione ecclesiale con il Signore; l’orizzonte si è un po’ chiuso su un rapporto con l’Eucaristia individuale e di adorazione.
L’Eucaristia è per noi cibo per nutrire la nostra vita umana in quella sua grande novità che Dio ci ha donato nel Figlio Gesù Cristo: vita che nasce innestata nella vita del Figlio. Questo passaggio, questo innesto, nascono e crescono nutrendosi nell’Eucaristia, sotto i segni del cibo e della bevanda: non è sufficiente contemplare, ammirare e adorare.
L’Eucaristia “culmine e fonte della vita della Chiesa” (Conc. Vat. II)
La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ci ha ricondotto a considerare l’Eucaristia come vita stessa della Chiesa (“culmine e fonte”) e riferimento per l’articolazione dei rapporti al suo interno.
L’Eucaristia è il Corpo (la vita) del Signore nostro Gesù Cristo, ma è anche segno vivo di tutto ciò che è “Cristo con il suo Corpo che è la Chiesa”: è farmaco che guarisce; è nutrimento per la vita dei figli di Dio, nati dal Battesimo alla vita nella Chiesa.
Di domenica in domenica siamo chiamati, come comunità, a ripetere il gesto di Gesù, per rimanere in comunione con Lui. Per coloro che amano il Signore e vogliono essere suoi discepoli, ciò che appare scontato e ripetitivo si trasforma in gesto di amore: pane spezzato, offerto, ricevuto; gesto di comunione e condivisione, che ci converte e ci fa crescere.
Beata Suor Maria Laura Mainetti: donna eucaristica (Vescovo Oscar)
Non è un semplice caso che il giorno della beatificazione di suor Maria Laura coincida con la festa del “Corpus Domini”, memoriale della festa delle nozze dell’Agnello, immolato e vincitore. Con l’Eucaristia non siamo più noi che viviamo, ma è Gesù che vive in noi: le nostre azioni nascono dalla comunione con Lui, dal momento che siamo stati creati per la comunione e per il dono di noi stessi. Siamo chiamati ad attingere dal cuore di Cristo energie sempre nuove d’amore, così da diventare anche noi fonte di vita per gli altri, donando quindi la nostra vita, in un modo o nell’altro, agli altri. E’ ciò che la Chiesa intende proclamare con la nostra amata suor Maria Laura. Dichiarandola beata, la Chiesa vuole aiutarci a divenire noi pure come lei. Il suo corpo, mediante una esistenza offerta fino al martirio, è strumento eloquente e luminoso per diffondere ovunque l’amore di Dio per tutti. La testimonianza della nostra Beata non sia quindi solo un tesoro da custodire e di cui gloriarci, ma uno stimolo eloquente perché anche noi, mangiando e bevendo il Corpo e il Sangue del Signore risorto, viviamo in comunione con Lui e con il Padre, capaci perfino di giungere, proprio come suor Laura, al dono supremo del perdono