Le letture dell’Epifania del Signore sono disponibili al seguente link, cliccando qui, in formato stampabile per chi per chi desiderasse seguire la messa in diretta sul canale YouTube dell’Oratorio.
Riflessione
“Astro del ciel, pargol divin”
Se vogliamo dare un senso di fede a questa Festa Solenne della Epifania del Signore, per prima cosa dobbiamo abbandonare al suo destino la “befana” e indirizzare lo sguardo della mente e del cuore ai Magi e, guidati da loro, alla stella che è Gesù.
Alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme”
Non dobbiamo sottovalutare i “costi” della loro avventura; dobbiamo capire che, in realtà, questa loro esperienza è quella a cui sono chiamati tutti i credenti in Gesù (quelli sinceri!). Sono “persone vere”: si sono lasciati scomodare: hanno preso sul serio ogni evento, ogni intuizione, ogni sussulto del cuore che la vita ha loro proposto, lasciando che parlassero al loro cuore.
Vita umana vera, la loro. Hanno rinunciato alla loro sapienza di Magi, per avventurarsi in un viaggio che a molti (forse anche a noi!) è sembrato, e sembra ancora, insensato. Hanno lasciato parlare il firmamento (prima), la Sacra Scrittura (poi), persone che hanno frainteso, li hanno ostacolati e fuorviati. Alla fine (solo alla fine!) l’incontro con Gesù.
Anche noi come i Magi.
Sappiamo tante cose, ma ci manca di capire il loro senso per la nostra vita. Non ci manca la competenza, ci manca la sapienza; non ci manca la conoscenza, ma la capacità di “leggere dentro” gli eventi e dentro noi stessi; facciamo fatica a cogliere lo spessore delle situazioni che attraversiamo con la nostra vita (la pandemia, per esempio!). Non ci manca la capacità di calcolare, ma quella di osare, spinti dalla fede.
Dio si rivela attraverso segni da riconoscere e da accogliere.
Ai pastori (nel Natale) offre il segno della mangiatoia e del bambino avvolto in fasce; ai Magi offre il segno della stella, da seguire con tenacia; ai dotti di Gerusalemme e a Erode offre la Sacra Scrittura.
Qual è il segno per noi? Forse è proprio l’inquietudine del cuore. La ritroviamo al fondo di ogni nostra esperienza; alla fine ci accompagna (ancora e sempre!) un senso di vuoto, di incompiutezza. Per questo corriamo il pericolo di ripiegarci su noi stessi: o perché ci eravamo lasciati illudere dalle nostre iniziali sicurezze (come i sapienti di Gerusalemme); o perché (come Erode) abbiamo paura che il Signore venga a tirarci fuori dalle nostre sicurezze.
Dio continua a rischiarare il nostro buio con una stella: ma perché essa possa guidarci, rischiarando il buio in cui ci muoviamo, sono necessarie la tenacia nel cammino e l’umiltà di riconoscere l’esiguità delle nostre risorse interiori, l’inconsistenza di tanti traguardi (pure lodevoli!) che abbiamo raggiunto.
A differenza dei Magi, noi oggi non portiamo davanti al Signore oro, incenso e mirra, ma la povertà di chi è alla ricerca di un senso per le cose e per la vita.
Benedetta l’Epifania del Signore e benedetti i Magi: ci conducono a ripercorrere con il cuore il nostro itinerario di fede e a ringraziare Dio per il cammino a cui ci ha chiamati.