Le letture dell’Epifania del Signore sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Ho provato a rimettere ordine nei pensieri e nei sentimenti che mi hanno accompagnato davanti all’Epifania del Signore. Questa Festa solenne proclama che la luce del Natale di Gesù è così forte da estendersi e donarsi a tutte le genti.
“Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te” (1° lettura)
Le parole del profeta Isaia non descrivono il “presente” del popolo di Israele al quale sono rivolte: il presente è ancora segnato “dalla tenebra e dalla nebbia” dell’esilio; non possono descrivere neppure il nostro “presente”: né quello individuale, né quello della comunità umana, né quello della nostra comunità cristiana.
Il profeta annuncia la situazione che l’intervento gratuito dell’amore di Dio (la Grazia) costruisce con fedeltà (non sempre corrisposta!) nella storia degli uomini e apparirà (risplenderà) alla fine dei tempi.
E nel frattempo? “Ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli” (1° lettura)
Fino a qualche decennio fa, in questa occasione, i parroci erano chiamati a una “relazione morale” che consentisse una lettura del presente e propositi per il futuro della vita di fede della propria comunità: questo favoriva (magari per curiosità) una presenza massiccia dei fedeli. Inoltre, l’annuncio delle Feste principali dell’anno fissava punti di riferimento irrinunciabili per la comunità dei battezzati. Non è più così!
In una sua bellissima riflessione su questo brano di Isaia, il Card. Martini descrive un procedere della storia (mai concluso e sempre in atto) che si può riassumere in quattro tempi: il tempo della tenebra e della nebbia, il tempo della luce del Signore che viene, il tempo in cui ci lasciamo illuminare da questa luce, il tempo in cui diventiamo luce per gli altri.
Non posso e non voglio permettermi nessuna valutazione sul “tempo” che ciascuno di noi sta attraversando con la propria vita di fede; sento però il dovere di dire con chiarezza a me e a voi che (a mio parere) la nostra comunità parrocchiale sta attraversando, in modo anche vistoso, il “tempo della tenebra e della nebbia”. A maggior ragione, dunque, dobbiamo sentire rivolta a noi l’esortazione: “Alzati, lasciati illuminare; il Natale di Gesù ti ha detto che la luce del Signore viene di nuovo e brilla su di te”.
“Cammineranno le genti alla tua luce” (1° lettura)
“Lascia che il Signore trasformi la tua tenebra il luce, perché sei chiamata a diventare stella, luce per gli altri”.
Diventiamo luce se torniamo ad accettare i criteri del Vangelo di Gesù come criteri per orientare la nostra vita; se torniamo ad affidarci alla Grazia e alla misericordia di Dio che perdona; se torniamo ad accogliere la Grazia di Dio nei sacramenti, soprattutto nella celebrazione della Eucaristia (la Messa).
Solo la nostra conversione alla luce di Dio che si incarna nel Figlio fatto uomo e il nostro essere comunità di fede che vive nella consapevolezza del rapporto con Dio, possono tornare a irradiare luce e attirare altri (le nuove generazioni) verso la luce che irradia da Betlemme. Lo hanno fatto i pastori; lo hanno fatto i Magi: mettendosi in cammino.
“Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? All’udire questo il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Vangelo)
Siamo tra coloro che vogliono lasciarsi illuminare, assumendo come proprio quel senso dell’esistenza umana che Gesù trasmette con la sua vita e con le sue parole? Oppure stiamo tra coloro che reagiscono al “turbamento” rifiutando di accogliere la luce? Accoglienza o rifiuto: ma anche (tremenda!) l’indifferenza.
“Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Vangelo)
L’iniziativa dei Magi è sorprendente: rappresentano il mondo estraneo alla Chiesa; sono dei pagani: arrivano da un mondo lontano dalla rivelazione che ci è stata donata; ripartono e scompaiono in un mondo lontano da quello della Chiesa. Dio è luce così potente da rivelarsi anche più lontano di quello che penseremmo noi: questo è consolante!
Colpisce il profondo senso di fede che si manifesta nei Magi; si incamminano verso una meta ignota, appena intravista, ma fermamente desiderata: il desiderio, invece che l’indifferenza!
Giungono, al termine di un vero e proprio pellegrinaggio, a compiere un serio e coinvolgente atto di fede nel Figlio di Dio fatto uomo. Fede invidiabile, quella dei Magi; fede da chiedere come grazia, per uscire “dalla tenebra e dalla nebbia” che avvolgono la nostra vita.