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Riflessione
“Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo” (vangelo)
Proviamo a fare un po’ di chiarezza sul “Figlio dell’uomo” e sui “giorni di Noè”! “Figlio dell’uomo”. È un’espressione presente nel Libro del profeta Daniele e attribuita a Gesù, pensando e attendendo la sua seconda venuta, quella alla fine dei tempi. Dunque, il Tempo di Avvento, accompagnandoci a riscoprire e a rivivere la prima venuta di Gesù (il Natale), ci accompagna anche nel nostro cammino verso la seconda venuta di Gesù (la fine del tempo). L’Avvento è un tempo per ricominciare (come titola il foglietto della Messa).
“Come furono i giorni di Noè”. Come furono? Il Signore Gesù ci mette in guardia “Non siate superficiali! Non vivete permettendo che le giornate vi scorrano addosso senza che riusciate a dare un senso a quello che vivete! Vi accorgete di quello che è in gioco veramente durante il tempo della vostra vita? Altrimenti rischiate di svegliarvi troppo tardi”. Molti “diluvi” che ci troviamo ad affrontare (sia quelli naturali che quelli di tipo sociale ed economico) ci piombano addosso perché non siamo stati capaci di accorgerci per tempo; non abbiamo voluto accettare certe fatiche; abbiamo inseguito dei “miraggi”, senza la volontà di tracciare dei limiti alla nostra vita.
L’Anno Liturgico che ricomincia ci riporta davanti allo scorrere del tempo. Come intendiamo usarlo? Quanto spazio intendiamo dare a Dio? Dio aveva dato Noè alle persone del suo tempo come ammonimento e dono; la costruzione dell’arca avrebbe dovuto metterli sull’avviso per comprendere cosa c’era in gioco. Ma è stato inutile: loro hanno continuato come sempre; anzi, prendendo in giro Noè impegnato a costruire l’arca.
Il Tempo di Avvento giunge ogni anno come dono di Dio: Lui, nel suo amore per noi, cerca ogni anno di rompere il “come sempre” che accompagna la nostra vita; vuole farci dono di sapienza e consapevolezza.
Non dobbiamo pensare al tempo della nostra vita come a un giro: è cammino verso una meta, incontro al Signore che viene; siamo chiamati a riconoscere le tracce che indicano la presenza del Signore nella nostra vita.
Preparandoci a celebrare anche quest’anno l’entrata di Dio nella storia degli uomini (il Natale storico, l’Incarnazione del Figlio di Dio), noi riconosciamo che Dio continua a venire nella nostra vita. Viene mentre coltiviamo con fiducia il dono dell’amicizia. Viene mentre teniamo viva con fatica la forza di un legame. Viene quando la nostra mente e il nostro cuore sono visitati dall’angoscia. Viene quando viviamo un momento di particolare stanchezza e fatica. Viene quando la morte ci sottrae una persona su cui contavamo. Viene nel momento in cui saremo chiamati a passare dal tempo all’eternità.
E’ faticoso scandagliare così a fondo quello che dà senso alla nostra vita? Sì, penso di sì! Ma è necessario: sempre e in particolare nel tempo presente che non avvolge più la nostra vita di battezzati dentro una naturale atmosfera di fede.
L’Avvento è un dono di Dio, una grazia: ci può aiutare a liberarci da ciò che è futile, a riconoscere nella sobrietà ciò che è necessario; a rimanere fedeli a quello che è necessario. Essenziale è non perdere l’incontro con il Signore Gesù, che anche quest’anno giunge a visitarci e a cercare dimora stabile nella nostra vita.