Le letture della I Domenica di Avvento sono disponibili al seguente link, cliccando qui, in formato stampabile per chi per chi desiderasse seguire la messa in diretta sul canale YouTube dell’Oratorio.
Riflessione
Iniziamo oggi un nuovo Anno Liturgico, accompagnato dal Vangelo secondo Marco. Non so se avete notato la scelta della Madre Chiesa: la fine (domenica scorsa) e l’inizio (oggi) dell’Anno Liturgico sono molto simili per il contenuto della Parola che viene annunciata e che abbiamo ascoltato (ho persino scelto il medesimo canto di inizio).
La fine richiamava la nostra attenzione su un fatto fondamentale per la nostra fede: il tempo e la storia degli uomini sono in cammino per entrare in una dimensione di vita che ha al centro Dio, non l’uomo; la storia si trasforma in “storia di salvezza” per l’uomo.
Il nuovo anno comincia con il medesimo annuncio: “il tempo” non è quello che appare superficialmente a noi; dobbiamo imparare a vivere nell’attesa e nell’impegno a condurre il nostro tempo in questa dimensione nuova di vita, che ha Dio al centro; è quella (solo quella!) la verità riguardo alla storia umana.
L’Anno Liturgico vorrebbe accompagnarci a camminare lungo questo confine tra il “qui e ora” e “l’al di là”, mostrandoci come questi due aspetti del tempo possono incontrarsi, fondersi e così salvare la vita degli uomini. Ecco il senso di quell’invito (quasi un comando!) ripetuto: “Vegliate”.
Perché vegliare?
- Perché non sappiamo quando “il padrone” (per nostra fortuna è un Padre!) viene: il rischio è vivere pensando che il padrone non verrà più, perché non esiste; abituarci ad essere gli unici (primi e ultimi) protagonisti della nostra vita e della nostra storia.
- Perché siamo continuamente tentati di “sbagliare padrone”: di mettere la nostra vita a servizio di ciò che passa, invece che a servizio di ciò che resta.
Quest’anno mi sono imbattuto in un commento a questo breve brano di Vangelo: un commento nuovo per me (nonostante la mia età). Nel Vangelo di Marco, questo brano sulla “trasformazione del tempo in tempo di salvezza” rimanda in modo evidente al racconto della Passione di Gesù.
“Se ritorna alla sera o a mezzanotte”: il processo del Sinedrio a Gesù avviene durante la notte; nessuno se ne accorge. D’altronde anche la nascita di Gesù avviene durante la notte; nessuno, tranne i pastori, se ne è accorto.
“Se viene al canto del gallo”: il canto del gallo risveglia la coscienza di Pietro, che non ha riconosciuto Gesù e l‘ha rinnegato.
“Se viene al mattino”: è il momento del processo di Gesù davanti a Pilato; egli ha davanti Gesù che è la verità, ma non la riconosce (“Che cos’è la verità?”).
E’ proprio così! Noi facciamo fatica a riconoscere Gesù come il Signore e Salvatore di un tempo (il nostro!) che nasce dalla sua Pasqua.
Siamo troppo presi dalle nostre “fissazioni”; i compiti a cui ci dedichiamo rimangono il successo, la salute fisica, i soldi: riusciamo a capire bene soltanto tutto ciò che ha a che fare con l’al di qua.
Vegliare significa scrutare per cercare di scoprire come la logica di Dio (quella che ci è rivelata e donata da Gesù) possa penetrare e attraversare questa logica del mondo (e nostra!).
Dio viene “di notte”: lo riconosce solo chi, a motivo della sua fede, è preso da una passione intensa per Lui; chi sa di essere fatto per questo incontro con Lui; chi si mette in gioco con il cuore.
Ognuno di noi ha la sua notte: è notte una vita lontana da Dio, fatta di superficialità, di peccato di mancanza di risposte; ma è notte anche una vita in preda alla paura, alla malattia, all’aridità, al pianto, alla sofferenza, allo “sballo”, al vuoto.
Dio non ha paura delle nostre notti. Sta a noi decidere come vivere la nostra notte: se abbandonarci al torpore, che ci toglie la capacità di capire e di agire, o se alimentare le ragioni della speranza e dell’attesa.
L’Avvento torna anche quest’anno con la sua domanda: “Cosa stai attendendo? Chi stai attendendo, mentre attraversi la notte della tua vita?”.
Auguro a voi e a me un buon Avvento, un Avvento speciale per un tempo che ci appare ancora più buio del solito.