
Le letture della II Domenica di Avvento sono disponibili al seguente link, cliccando qui, in formato stampabile per chi per chi desiderasse seguire la messa in diretta sul canale YouTube dell’Oratorio.
Riflessione
“Aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia”
La seconda lettura di oggi (dalla 2° Lettera dell’apostolo Pietro) fa come da cerniera tra i due volti del Tempo di Avvento:
- non perdere di vista la seconda, ultima venuta del Signore alla fine del tempo;
- porre attenzione a confrontarsi con la prima venuta del Signore, nel suo Natale.
L’Avvento ci chiama a liberarci da una nostra cattiva abitudine: credereche quello che abbiamo imparato e costruito con le nostre capacità umane sia l’unico modo possibile di vivere in questo mondo; ci chiama ad “affrettare il giorno in cui sorgeranno cieli nuovi e una terra nuova”: quello costruito dalla grazia di Dio.
Che cosa rallenta Dio nel realizzare il suo progetto sul mondo e sulla storia umana? “Accorrevano a lui… confessando i loro peccati”
Ognuno di noi deve imparare a:
- riconoscere il nostro contributo di male che ostacola Dio nella realizzazione del suo progetto di salvezza;
- chiamare per nome il nostro limite, per imparare a fare spazio a Dio e alla sua grazia;
- non sedersi sul nostro passato e sul nostro presente, ma rinnovare la scelta di convertirsi al Signore, alla sua Parola e alla sua Grazia.
Giovanni Battista e quelli che accorrono a farsi battezzare sono un esempio chiaro di come possiamo vivere il Tempo di Avvento.
“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”
Nel Vangelo secondo Marco, ci sono quattro momenti in cui Gesù viene chiamato “Figlio di Dio”:
- lo chiama così il Padre, al Battesimo e nella Trasfigurazione;
- lo chiamano così i demoni, quando Gesù li scaccia;
- lo chiama così il sommo sacerdote, durante il processo al Sinedrio (per la verità la sua è solo una domanda, perché egli la considera una bestemmia!);
- lo chiama così il centurione romano che lo vede morire in croce.
Capiamo allora che la capacità di riconoscere Gesù dipende dalla mentalità con cui lo guardiamo.
Per questo il Vangelo di Marco inizia con Giovanni Battista che propone e chiede un battesimo per la conversione, per un cambiamento della mentalità.
“Io vi battezzo con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”
La distinzione che fa Giovanni Battista è importante, perché evidenzia la differenza tra due mentalità:
- una legata al mio personale impegno per la conversione, (“la mia conversione dipende soltanto da me e dalle mie forze”);
- l’altra frutto della vita nuova, generata dalla immersione nella Pasqua di Gesù e del suo Spirito (“la grazia di Dio rimane fondamentale per la mia conversione e la mia salvezza”).
Innestandoci nel Figlio, questa “vita secondo Dio”, che nasce dalla Pasqua di Gesù, fa nascere in noi una mentalità nuova.
Nel Battesimo, la partecipazione all’evento pasquale di Gesù ci dona
la possibilità di diventare “segni viventi” del nostro essere figli di Dio.
“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”
Convertirci significa rinunciare a quello che è soltanto frutto delle nostre capacità umane (anche se ci apparisse sacrosanto) e fare scelte di vita che siano secondo il nostro essere figli di Dio.
L’Avvento ci chiede di rimettere in discussione i nostri percorsi mentali (il nostro modo di pensare e di agire) se e quando sono un ostacolo che può rallentare o impedire il passaggio, l’ingresso, la nascita del Signore Gesù nella nostra vita.
È questo il cammino dell’Avvento a cui Giovanni Battista chiama anche noi, a nome di Dio: abbiamo ricevuto nel Battesimo la vita da figli di Dio; apriamo la porta del nostro cuore, perché possa nascere, mettere radici e crescere in noi. È questo il vero significato e il vero dono del Natale di Gesù.