II Domenica di Pasqua (24/4/2022)


II Domenica di Pasqua

Le letture della II Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli” (vangelo)

Il sepolcro di Gesù era già aperto, ma il Cenacolo era ancora chiuso! Possiamo consolarci: la Pasqua, il passaggio di Dio che ci salva, non aveva trovato neppure allora una situazione di accoglienza favorevole da parte dei discepoli.

Le situazioni storiche che stiamo vivendo, i fallimenti della nostra vita personale, le delusioni, i rancori: piano piano le porte del nostro cuore si chiudono. Siamo tentati di congelare i nostri sentimenti, per evitare di soffrire; vorremmo che le cose vadano diversamente; ci sembra che neppure Dio risponda alle nostre richieste. Ci ritroviamo come chiusi dentro a un sepolcro; come si dice: “Mettiamoci una pietra sopra!”.

“Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi. Detto questo mostrò loro le mani e il costato” (vangelo)

Gesù non si rassegna: entra nella nostra storia concreta, nonostante le nostre chiusure; si fa riconoscere mostrando i segni della sua Passione, del suo amore per noi. Per coloro che lo accolgono, porta con sé e in sé il dono della “pace”: possibile pienezza di vita.

“I discepoli gioirono al vedere il Signore” (vangelo)

La gioia nasce quando riconosciamo le tracce della presenza di Dio (della sua Pasqua/Passaggio) proprio nelle vicende faticose della nostra vita: quelle che richiedono amore, quelle bisognose di pace.

“Otto giorni dopo…venne Gesù a porte chiuse”
“Soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito santo”
(vangelo)

La Pasqua ci chiede un cammino paziente (come è Gesù con noi!), costante, prolungato nel tempo, progressivo, sostenuto dallo Spirito Santo.

“Tommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo (gemello), non era con loro quando venne Gesù” (vangelo)

Tommaso, pochi giorni prima della Passione e Morte di Gesù, aveva esclamato generosamente: “Andiamo anche noi a morire con lui”. Adesso, a parte Giuda, è l’unico che se n’è andato per i fatti suoi.

“Gli dicevano gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore” (vangelo)

Dovremmo ricordarcelo sempre, tutti, quando il prete segnala la propria sofferenza:

  • per “i battezzati nella Pasqua di Gesù” che abbandonano la vita della loro Comunità e non frequentano più la Chiesa;
  • per “i cresimati e i neo-comunicati” che immediatamente scompaiono dalla vita della Comunità e, non contenti, scoraggiano i coetanei che tentano di continuare, insultandoli come se fossero dei poveri deficienti.

È un problema che riguarda tutti i battezzati! Una Comunità deve imparare a patire e portare insieme il peso di certe assenze e non deve rassegnarsi ad esse come se fossero normali! Nonostante la loro crisi, gli altri discepoli hanno conservato un legame tra di loro e con Tommaso; continuano a dirgli: “Abbiamo visto il Signore”. E’ questo che smuove Tommaso e lo fa ritornare dentro la Comunità; lì anche lui incontra il Signore Risorto; lì, guardando i segni di quanto Gesù ha sofferto per amore, fa la professione di fede più bella che io conosca: “Mio Signore e mio Dio”.

“Chiamato Didimo (Gemello)(vangelo)

Tutti noi discepoli siamo gemelli di Tommaso; in lui rivediamo le nostre ambiguità: un po’ crediamo, un po’ no; un po’ siamo presenti, un po’ ci allontaniamo.

Chiediamo la grazia di guardare dentro di noi, personalmente e come Comunità, per verificare se le porte del nostro “cenacolo” sono aperte o chiuse per il Signore che viene in questa Pasqua.

E ricordiamo (sempre!) che il “mio Signore e mio Dio” è uno che continua ad avere attenzione per i miei ritardi e pazienza per le fatiche della mia fede.