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Riflessione
La tentazione; la trasfigurazione: ogni anno il cammino della Quaresima inizia con queste due tappe domenicali. La tentazione: Gesù, nel deserto, ha faticosamente scoperto e accolto per sé e per la sua vita il modo concreto (la via) con cui porterà a termine la missione che il Padre gli ha affidato: potrà far giungere agli uomini l’amore di Dio e salvare gli uomini soltanto donando la propria vita. Non così i discepoli: quando Gesù indica loro la strada sulla quale dovranno seguirlo con la propria vita, loro si spaventano e la rifiutano. La trasfigurazione: “Il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante” (vangelo). È una conferma per Gesù; è un richiamo per i discepoli.
“Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” (vangelo)
Non è Gesù che sta sbagliando strada; siamo noi che facciamo fatica a capire e ad accogliere la verità sulla nostra vita: se la viviamo donandola, la nostra vita sarà vita da figli di Dio; attraverserà la morte e torneremo a vivere per sempre.
La Quaresima ci è donata ogni anno per decidere la direzione che vogliamo prendere “con” e “per” la nostra vita; soprattutto ci chiama a non rimandare le nostre decisioni e a non scaricare la responsabilità sugli altri. Per la verità si tratta di ri-decidere: la decisione dovrebbe già essere stata presa; deve affrontare la prova della realtà, ritrovare consapevolezza.
“Parlavano del suo esodo…Facciamo tre capanne” (vangelo)
La contrapposizione tra Gesù e i discepoli è forte! Gesù parla del suo “esodo”, del suo uscire per donarsi: uscire dalle sicurezze, dalla paura, dalla vita terrena.
Pietro, a nome dei discepoli, chiede di “rimanere dentro”, lì dove sono con la propria vita: con la propria mentalità, con i propri desideri, con le proprie paure; vorrebbe addirittura rinchiudere anche Dio e il rapporto con Lui dentro la propria “capanna”. Ma non è e non può essere così: l’esperienza della vita da figli di Dio è qualcosa di vivo; il luogo dell’incontro con Dio è una persona viva e in cammino; è Gesù, il Figlio fatto uomo.
“In quel giorno il Signore concluse quest’ alleanza con Abràm” (prima lettura)
L’Alleanza di Dio con Abramo anticipa e prefigura l’Alleanza con noi in Gesù. Passando in mezzo agli animali divisi, Dio si impegna. Passa solo Dio: Abramo non se la sente; è assalito da “torpore, terrore e grande oscurità” (prima lettura). Nel Figlio Gesù, Dio si impegna con noi una volta per sempre; prende su di sé il prezzo dell’Alleanza con noi. Certo: l’esperienza della ri-decisione è accompagnato anche per noi da incertezza e oscurità.
La presenza di Dio è nascosta dalla nube: è stato così per Abramo; è stato così per il popolo di Israele nel deserto; è stato così per i discepoli sul monte della trasfigurazione; è così per noi. Però, se ascoltiamo, dalla nube viene anche la voce di Dio Padre che rassicura e conferma.
Chiediamo la grazia che, anche nell’oscurità che avvolge questo nostro tempo e la nostra vita, Dio ci faccia dono di questa trasfigurazione: ci mostri il suo volto di Padre e ridia forma al nostro volto di figli.