II Domenica di Quaresima (28/2/2021)


II Domenica di Quaresima

Le letture della II Domenica di Quaresima sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

I primi due passi nel cammino quaresimale di conversione sono ogni anno i medesimi: le tentazioni e la trasfigurazione di Gesù. Le tentazioni: “Devi tornare di fronte alle tue scelte fondamentali, quelle che condizionano e indirizzano la tua vita”. La trasfigurazione: “Hai capito che cosa scegli? Perché lo scegli?”

Per inquadrare l’evento della Trasfigurazione di Gesù, è utile tenere presenti due tracce. La prima è più evidente: la Parola di Dio ci illumina con il racconto della disponibilità di Abramo a sacrificare il figlio Isacco (prima lettura) e con la riflessione di S. Paolo (seconda lettura. “Dio non ha risparmiato il proprio Figlio). La seconda è più nascosta: nel Vangelo di Marco, Gesù ha appena annunciato ai discepoli il suo sacrificio (Passione, Morte, Risurrezione); i discepoli si sono tirati indietro, inorriditi. Per rinfrancare loro (e forse anche se stesso?!) Gesù si manifesta avvolto nella luce: il sacrificio di sé nell’amore si trasformerà, da risorto, nel suo ritorno glorioso al Padre; seguirlo come discepoli nelle sue scelte di vita non ha come esito la sofferenza, ma l’essere rivestiti di luce.

“Fu trasfigurato davanti a loro”

La parola esatta è presente anche nel vocabolario della lingua italiana: “metamorfosi”; vedere “al di là della forma visibile”, al di là di ciò che appare a prima vista. La Passione, l’umiliazione della Croce, la Morte e la sepoltura di Gesù appaiono come un netto e totale fallimento della sua vita; provocano il crollo delle attese e delle speranze riposte in Gesù. Gesù, portando i discepoli sul monte, vuole che il loro punto di vista sulla sua vita e sulla sua Pasqua cambi; vuole che i discepoli trovino una prospettiva nuova e diversa da cui guardare alla vita.

Bisogna imparare a guardare l’umanità del Figlio Gesù con gli occhi del Padre(“Questi è il Figlio mio!); a capire il dono che Dio Padre ci fa nel Figlio; ad accogliere come nostra la prospettiva che dall’al di là giunge fino a noi. E’ una prospettiva che ragiona sulla vita a partire dal dono di sé; va in direzione opposta rispetto alla prospettiva delle attese e dei desideri incentrati su noi stessi.

Gesù sta facendo “Iniziazione Cristiana” ai suoi discepoli: dovranno imparare a vivere secondo la logica del Figlio; solo così impareranno, nel Figlio, a vivere da figli di Dio. A questo dovrebbe servire l’Iniziazione Cristiana (da zero a quattordici anni) che i genitori (in famiglia e nel rapporto con la Comunità cristiana) e la Comunità cristiana nel suo insieme si impegnano a donare ai bambini battezzati: nati alla vita da figli di Dio, perché immersi nella Pasqua di Gesù. Da questo, purtroppo, siamo molto lontani: nella pratica e (temo!) nelle intenzioni; a questo vorrebbe e dovrebbe riportarci il cammino quaresimale!

Tutti desideriamo felicità e gioia: guai se non fosse così! Il problema nasce quando pensiamo a queste attese come a una “zona franca”, da poter raggiungere per vivere spensieratamente; invece felicità e gioia prendono forma soltanto se intessute con la fatica delle scelte e con le sofferenze della vita. Il Figlio Gesù è venuto a donarci la capacità di vivere la nostra natura umana secondo verità: da figli. Ecco cosa dobbiamo imparare (tutti) e dobbiamo insegnare (anche ai bambini, educandoli): attraversare le difficoltà (non schivarle!), senza perdere di vista la gioia che ne deriverà; stare a contatto con la fatica della vita, sapendo che ne verrà consolazione nuova (anche se diversa da quella che ci propina la cultura del mondo). Da questo punto di vista, di questi tempi (a me sembra) non stiamo dando un bello spettacolo: almeno dal punto di vista educativo.

“Ascoltatelo”

Qualche teologo sostiene che forse la Trasfigurazione è avvenuta nello sguardo degli apostoli, più che in Gesù: finalmente hanno intravisto come può essere l’umanità vissuta da figli. Solo così diventiamo capaci di vedere la vita come la vede Gesù. Solo così possiamo tentare di riportare nella vita quotidiana quello che, per grazia, di Dio, abbiamo intravisto. Solo così possiamo trasmettere agli altri questo modo di intendere la vita: diventare segni vivi con le scelte della nostra vita.