Le letture della II Domenica dopo Natale sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (vangelo)
La Parola creatrice di Dio, quella Parola che è Dio, si è incarnata: è venuta dentro la vita e la storia degli uomini, per farci conoscere e toccare con mano la “grazia” (amore gratuito) e la “verità” (amore fedele) di Dio. L’annuncio del Vangelo di Giovanni, però, è preceduto da constatazioni amare: non possiamo ignorarle, perché nella loro drammaticità riguardano direttamente anche noi.
“Veniva nel mondo la luce vera, eppure il mondo non l’ha riconosciuta… Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto” (vangelo)
Anche l’evangelista Luca, nel suo racconto del Natale di Gesù, l’aveva evidenziato: a Betlemme “non c’era posto per loro”; Maria, Giuseppe e il bambino Gesù trattati come “povera gente tenuta fuori”; Gesù nasce non accolto, escluso; come quando morirà sul Calvario, cacciato fuori da Gerusalemme. Perché? Come mai? Perché si presenta “soltanto” come uomo: allora come oggi, essere “soltanto persone umane” non è titolo sufficiente per essere accolti; sono richiesti titoli da esibire, vantaggi e non rischi (anche solo presunti!) per chi ti accoglie.
“Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi (salmo)
Nell’Incarnazione del Figlio, Dio si è rivelato in contrasto con le nostre attese umane, diverso da come ce lo immaginiamo: “un Dio capovolto”, diceva un mio insegnante carissimo. Perciò, fuori dalla mia vita! Invece possiamo sperare di incontrare Dio solo dove Lui ha scelto di “porre la sua dimora”, altrimenti viene emarginato dal nostro vizio di escludere dalla nostra vita quello che noncorrisponde a ciò che desideriamo e ci piace.
In questi giorni si sono aperte le “Porte Sante” per il Giubileo: ancora una volta questo Dio che si fa uomo bussa alla nostra porta per entrare e portare nella nostra vita “grazia e verità”. Sta a noi decidere se chiudergli ancora una volta la porta in faccia, oppure aprirgli la porta del nostro cuore e della nostra vita per consentirgli di incarnarsi: diventare sempre più carne della nostra vita.
Chiediamo la grazia che “il Padre della gloria illumini gli occhi del nostro cuore”, per farci comprendere e accogliere “la speranza e il tesoro di gloria” racchiusi nella sua presenza.