Le letture della III Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Oggi celebriamo la “Domenica della Parola”, indetta da Papa Francesco per riportare la Parola di Dio al centro della nostra vita di battezzati: un po’ come avviene al “Corpus Domini” per l’Eucaristia.
Raccomando a tutti la riflessione che trovate all’inizio sul foglietto: è anche una bella sintesi delle letture che abbiamo ascoltato.
L’importanza della Parola di Dio per noi cristiani deriva dal fatto che per mezzo di essa Dio stesso, in Cristo, parla alla Chiesa (Sacrosanctum Concilium 7). Soprattutto la lettura del racconto evangelico è presenza viva di Cristo in mezzo a noi. Ogni volta che ascoltiamo il Vangelo facciamo la stessa esperienza di coloro che, presenti nella sinagoga di Nàzaret, fissano gli occhi su Gesù che parla e dice: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Diventa nostra anche l’esperienza dell’antico popolo che partecipa alla solenne liturgia presieduta dal sacerdote Esdra (I Lettura) in cui l’ascolto della Parola suscita in tutti il dolore per le colpe commesse, ma non per farlo sprofondare nel pianto bensì per rialzarlo, infiammarlo di gioia e stimolarne l’impegno personale e comunitario. In ogni Messa, noi cristiani, nutriti alla mensa della Parola e dell’Eucaristia (Dei Verbum 21), chiediamo che lo Spirito ci riunisca in un solo corpo. Non sono parole dette con leggerezza: chiediamo a Cristo di diventare sue membra (II Lettura) e, ciascuno per la sua parte, ci impegniamo a essere eco di lui, che è parola di Dio.
don Pietro Roberto Minali
“Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (vangelo)
Quel giorno, a Nazaret, le parole di un testo di Isaia (promessa ormai antica!) sembrano essere appena pronunciate: sono pronte a diventare realtà. Gesù annuncia non quello che Dio chiede all’uomo, ma quello che Dio compie in favore dell’uomo: annuncia da che parte giunge Dio e da che parte sta (poveri, prigionieri, ciechi, oppressi); è il tempo della grazia!
“Tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della Legge” (prima lettura)
Poteva e doveva avvenire di nuovo a Nazaret, potrebbe e dovrebbe avvenire di nuovo a noi oggi, quello che è descritto nella prima lettura: il popolo, tornato dall’esilio, è affaticato, scoraggiato, deluso nelle sue aspettative, preoccupato per ciò che lo attende (c’è tutto da ricostruire!); si mette in ascolto della Parola di Dio, del Libro della Legge e della Alleanza (“dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno”): è parola di misericordia, ridà forza, è fonte di una gioia così profonda da trasformarsi in pianto (“piangere dalla gioia!”). Dio sta dalla parte dell’uomo.
Ognuno di noi, prima o poi, fa l’esperienza della propria miseria, del bisogno di essere liberato da qualcosa che ci opprime fino quasi a soffocarci: ci sembra impossibile camminare nella vita seguendo la traccia del Vangelo di Gesù; ci ritroviamo a leggere la realtà della vita guidati dai nostri pregiudizi, non così com’è. Non è semplice per nessuno di noi rimanere a contatto con questo volto della nostra umanità: non è piacevole riconoscere e accogliere il nostro limite. Scattano in noi meccanismi di rimozione e di presa di distanza dalla nostra vulnerabilità: il nostro tempo ci appare spesso (in tutti i campi della vita!) come tempo della parola superficiale (detta e presto dimenticata), delle promesse fatte e subito archiviate.
“Le tue parole, Signore, sono spirito e vita” (salmo)
Quanta distanza tra la Parola di Dio e le nostre parole! Dio ha scelto di avvicinarsi a noi, alla nostra situazione, non per lasciarci così come ci trova, ma per mettere in movimento con la sua Grazia possibilità nuove, che possano nascere anche da parole umane più vicine alla sua Parola. Ecco in che modo la Parola di Dio, proclamata e ascoltata nella Liturgia, diventa a tutti gli effetti segno sacramentale della nostra salvezza (“segno efficace della Grazia”).
Sarebbe bello provare a portare la Parola (il Vangelo) là dove le nostre parole sono più frequenti e costituiscono l’ossatura della mostra vita; lì le parole della nostra fede sono continuamente messe alla prova dei fatti.
“Fa’ che teniamo gli occhi fissi su di lui, e oggi si compirà in noi la parola di salvezza” (colletta)