Le letture della III Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio”
Nella Bibbia la parola “vangelo” compare nel libro di Isaia, quando il profeta annuncia l’intervento di Dio che libera il popolo di Israele dall’esilio in Mesopotamia: la “buona notizia” (il vangelo) è che Dio libera!
“Il regno di Dio è vicino”
Gesù annuncia una novità: l’azione di Dio è così vicina da essere presente; è lui stesso, il Figlio fatto uomo, che sta parlando con loro. Dio si è fatto così vicino da farsi uomo.
La “grazia” (il dono, la salvezza) di Dio riesce a farsi strada anche nelle situazioni meno favorevoli, nei momenti umanamente meno consigliabili: come l’esilio, come l’arresto e la prigionia di Giovanni Battista (vangelo), come il peccato degli abitanti di Ninive (1° lettura).
Dio non è come ce lo eravamo immaginati o come ce lo avevano descritto; arrivare a Lui, entrare in rapporto con Lui non dipende da qualcosa che dobbiamo fare noi con le nostre forze. Dio passa ed entra nella nostra vita quotidiana: non è un Dio da cercare, ma da riconoscere e da accogliere. È questa la differenza fondamentale tra la “religiosità” e la “fede”. Questa non è forse una “buona notizia”? Non è una liberazione?
“Il tempo è compiuto”
Qui non è in gioco il tempo della storia degli uomini, quello segnato dallo scorrere dei minuti, delle ore dei giorni dei mesi e degli anni. Gesù sta parlando del “tempo favorevole” all’incontro tra Dio e noi; annuncia che questo tempo è giunto a maturazione piena e definitiva per coloro che attendono questa liberazione; va scoperto ed accolto, per evitare che passi invano.
Certo: se non attendiamo nulla da Dio, perché ci basta quello che abbiamo, o perché siamo convinti di poter costruire e realizzare con le nostre forze i nostri progetti di vita, allora non riusciremo ad accorgerci di Dio e a cogliere il suo “passaggio” nella nostra vita. In questo caso il “tempo” ci parlerà soltanto del nostro impegno e delle nostre frustrazioni, delle cose che vanno o non vanno bene, dei problemi che riusciamo o non riusciamo a risolvere.
Ma questo non basta a dare un senso pieno alla nostra vita; questo non basta per “vivere da figli di Dio nel Figlio Gesù”. Il “tempo” annunciato da Gesù è quello in cui si rivela a noi lo scopo per cui siamo chiamati alla vita. È quello che è avvenuto per i primi quattro discepoli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. I primi discepoli, pescatori provetti, incontrano in Gesù uno che sapeva e conosceva dove indirizzare la propria vita; scoprono la possibilità di dare un senso più completo alla propria vita.
“Subito lo seguirono”
Si sono fidati: senza sapere tutto in anticipo, ma sapendo che cercavano risposte a una domanda più grande di loro e hanno trovato chi conosceva la risposta.
“Convertitevi e credete nel Vangelo”
Questa frase ci sarà ripetuta all’inizio del cammino quaresimale, all’imposizione delle Ceneri. I cittadini di Ninive si sono convertiti. (prima lettura). I primi discepoli si sono convertiti. (vangelo). Si tratta di rimettere in discussione, per una verifica davanti a Dio, anche quello che fino ad ora costituiva per noi un punto di riferimento essenziale e indiscutibile per la nostra vita. Per entrare in una novità, bisogna abbandonare. Per seguire, bisogna lasciare. Per credere nel Vangelo che è Gesù, è necessario cambiare mentalità: lasciare perdere punti di vista, forse consolidati, di vedere e progettare la nostra vita e accogliere il punto di vista di Dio sull’esistenza umana; lasciare una religiosità che rispecchia il nostro modo di rapportarci con Dio per credere nel modo che Lui ha scelto per entrare in rapporto con noi.