
Le letture della III Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Prendendo in mano il foglietto della Messa, la prima cosa che mi ha colpito è stato l’affollarsi di intenzioni particolari racchiuse in questa domenica: Domenica della Parola di Dio; Giornata dei malati di lebbra; Giubileo del Mondo della Comunicazioni. Non ho nessuna intenzione di mettere in discussione la celebrazione di un Giubileo particolare in questo Anno Santo. La situazione dei malati di lebbra nel mondo è sempre più indecorosa, indegna di un’umanità che sbandiera le sue presunte “conquiste civili”. Oltre tutto, di questi tempi, parlare di “civiltà umana” mi diventa onestamente sempre più difficile. Rimane la “Domenica della Parola”, in corrispondenza più evidente con le Letture che sono state proclamate.
“In modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto” (vangelo)
L’evangelista Luca, iniziando il suo vangelo, ci segnala in quale modo il racconto deve essere letto: è da leggere con fede; deve condurre una Comunità cristiana a rendersi conto della propria identità e originalità nei confronti del mondo, pagano allora come ora.
“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (vangelo)
Gesù identifica se stesso con il profeta del quale Isaia ha parlato con una fede alimentata nell’attesa dalla speranza; Gesù si auto-definisce come il Messia che realizza la promessa di un’Alleanza Nuova tra Dio e noi; Gesù chiede di essere riconosciuto e accolto così.
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio” (vangelo)
Ecco il “lieto annuncio” (Vangelo): l’unzione dello Spirito Santo (questo significa Messia/Cristo) rende Gesù capace di realizzare tutte le attese di salvezza, riassunte nella categoria dei “poveri”. La categoria dei poveri non va intesa soltanto in termini economico/ sociali (anche, naturalmente!); è una dimensione trasversale della esistenza umana: riguarda tutti; è fatta di dolore, di scoperta della propria fragilità, di continua ricerca (mai compiuta!) della propria identità. Quando apriamo la nostra vita ad accogliere il dono (la grazia) di questo vangelo, allora (solo allora!) riusciamo a intravedere la strada di una possibile “pienezza di vita” per tutti: anche nei termini economici e sociali.
“Proclamare l’anno di grazia del Signore” (vangelo)
È così che prende forma e significato un Anno Santo: nel rinnovato e prolungato incontro tra la nostra vita e il Vangelo che è Gesù.
“Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui” (vangelo)
A leggere queste parole del Vangelo e a rileggere i comportamenti del popolo descritti nella prima lettura (vi raccomando di farlo!), viene un po’ da riflettere. Forse, per noi cristiani valtellinesi, il 2025 non dovrebbe essere identificato soltanto come “l’anno che precede le Olimpiadi invernali”!
“O Dio, fa’ che teniamo i nostri occhi fissi su di lui, e oggi si compirà in noi la parola di salvezza” (colletta).
“Le tue parole, Signore, sono spirito e vita” (salmo).