
Le letture della III Domenica di Avvento sono disponibili al seguente link, cliccando qui, in formato stampabile per chi per chi desiderasse seguire la messa in diretta sul canale YouTube dell’Oratorio.
Riflessione
Ogni anno, nel nostro cammino di Avvento, siamo accompagnati da tre persone che con la loro fede ci precedono e indicano la strada per incontrare ed accogliere il Signore: il profeta Isaia, Giovanni Battista e la Vergine Maria (che incontreremo di nuovo domenica prossima).
Il profeta Isaia è presente nelle prime tre domeniche di Avvento (anche oggi): possiamo cominciare proprio da lui.
“Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli”
Il momento storico di Isaia non è né facile, né allegro; anzi è segnato dal dolore e dalla fatica, dopo il ritorno dall’esilio a Babilonia. Attorno a lui ci sono solo devastazione e miseria (come dopo una guerra, come dopo un terremoto); eppure Isaia, con la sua fede, guarda oltre e sente la presenza del Signore che lo avvolge (il mantello della giustizia): è lo sposo che viene a rendere bella la sposa (l’umanità) e a sposarla, a ridare senso alla vita umana.
Gesù, all’inizio del suo ministero, nella sinagoga di Nazaret, userà proprio queste parole di Isaia per descrivere la sua missione di salvezza: è per i poveri; è per chi ha il cuore spezzato dal dolore; è per chi sente la propria vita ridotta in schiavitù; è per chi si sente prigioniero di situazioni troppo superiori alle proprie forze.
Non è (almeno un po’) quello che proviamo noi di questi tempi? Forse quest’anno le vicende che stiamo vivendo ci conducono davanti al Natale di Gesù con maggior consapevolezza del significato che ha per noi e per la nostra vita: sarà difficile costruirci un Natale a nostra misura, secondo i nostri gusti!
Per usare una frase che avete trovato sul biglietto di auguri: non siamo noi che dobbiamo salvare il Natale (quest’anno, forse, non ci riusciremmo neppure!); è il Natale che viene a salvare noi.
Ecco il motivo della gioia: per Isaia e per noi. Ecco perché possiamo ripetere: “La mia anima esulta nel mio Dio”.
Giovanni il Battista.
“Tu chi sei?…Io non sono il Cristo. Io non sono Elia”
Ho trovato e fatta mia questa riflessione: “Giovanni Battista ci insegna l’arte della sottrazione, per giungere al giusto sentire riguardo a noi stessi”.
Il Signore oggi rivolge anche a noi la stessa domanda: “Tu, chi sei? Cosa pensi di te stesso? Su quale base definisci e identifichi te stesso? Sulla base di un lavoro, di un ruolo, di un titolo, di un grado?”. Lo ricordo spesso: il vescovo Diego era solito chiedere ai cresimandi: “Tu chi sei?”. Forse, pretendendo troppo, si aspettava la risposta: “Sono figlio di Dio, perché sono battezzato”.Dovremmo ripartire da qui: sono una creatura; sono un figlio. Per me è motivo di gioia scoprire che il mio Creatore mi ama; che Dio è mio Padre e mi dona il Figlio perché impari ad essere figlio”
“Io sono voce”, a servizio della Parola che si fa Carne.
Il Verbo (la Parola) per farsi conoscere ha bisogno di una voce. Ma, una volta pronunciata, la Parola rimane; la voce sparisce. Siamo chiamati ad essere con la nostra vita “voce che dà spazio alla Parola Incarnata che è Gesù”.
“Doveva dare testimonianza alla Luce”.
Giovanni Battista, con la sua fede, ha visto quello che gli altri non riuscivano a vedere: un uomo (Gesù) illuminato dal di dentro, dalla sua vita da Figlio. Proprio su questo Giovanni vuole richiamare l’attenzione di tutti.
Noi siamo abituati a guardare il Natale illuminandolo dall’esterno; questo ci impedisce di vedere la luce che illumina Gesù dal di dentro. Questo impedisce a Gesù di illuminare la nostra vita.
Questo tempo di preparazione al Natale ci è donato per passare dalle luci esterne alla luce che illumina Gesù dal di dentro e ci rivela l’amore del Padre per noi.
Chiediamo la grazia di diventare “voce per la Parola che si fa Carne”; ”testimoni illuminati da Gesù, luce del mondo”..