Le letture della III Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Bisogna obbedire a Dio, invece che agli uomini” (prima lettura)
Nella prima lettura di oggi ci viene incontro l’apostolo Pietro già rinato nell’incontro con la Pasqua di Gesù: “risollevato”, risorto; testimone vivente di questo “passaggio” di Dio nella vita degli uomini, per opera dello Spirito Santo. Riusciamo forse a capire la forza e la portata della Pasqua/Risurrezione se confrontiamo questo Pietro con quello che incontriamo nel Vangelo di oggi.
“Si trovavano insieme…” (vangelo)
Il gruppo degli apostoli è frammentato e disperso: sette su undici (da dodici che erano!).
“Io vado a pescare” (vangelo)
Pietro decide di tornare a fare il suo mestiere di pescatore: il rapporto con Gesù è andato in frantumi; ha lasciato il posto alla delusione, alla amarezza, allo scoraggiamento. È difficile confrontarsi con l’evento della Passione/Morte di Gesù senza considerarlo un fallimento; non corrisponde alle attese che gli apostoli avevano riposto in Gesù. C’è un legame profondo tra gli eventi (che non dipendono da noi) e quello che portiamo e alimentiamo nel nostro cuore (che dipende da noi). E’ come se Dio ci parlasse con un linguaggio per noi incomprensibile: solo chi ha fatto l’esperienza di sentirsi amato, sa riconoscere il linguaggio dell’amore; è così anche nei rapporti umani, non è vero?
“Quella notte non presero nulla” (vangelo)
Ecco un’altra esperienza, fondamentale per conoscere e capire fino in fondo noi stessi: è necessario prendere consapevolezza di quello che manca alla nostra vita, per lasciare spazio all’incontro con Dio che “passa a salvarci” (Perché scegliete di battezzare vostro figlio?).
“Pietro si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito” (vangelo)
Serve a poco e per poco tentare di nascondere a noi stessi e agli altri la nostra “nudità/povertà”: Pietro fa un gesto che assomiglia a quello di Adamo ed Eva dopo il peccato; ricorda la sua fragilità; ha rinnegato Gesù. Ha bisogno di essere rivestito della misericordia di Dio (come il figlio prodigo che torna alla casa del Padre; come avviene per noi con la veste bianca del Battesimo).
“Gesù disse loro: Venite a mangiare” (vangelo)
Gesù l’aveva fatto nell’Ultima Cena; lo rifà sulla riva del Mare di Tiberiade; lo rifà nell’Eucaristia della Pasqua settimanale (la Messa!).
“Simone, figlio di Giovanni, mi ami?” (vangelo)
Allora (solo allora, rivestiti dalla sua misericordia e nutriti da lui!) possiamo stare con serenità di fronte a Gesù e affrontare con umiltà e riconoscenza il confronto tra il nostro amore e il suo; possiamo provare a passare da un triplice rinnegamento a una triplice professione di amore; possiamo provare a capire da dove ripartire nel rapporto tra Dio e al nostra vita.
Per due volte Gesù prova a incontrare Pietro (a incontrare noi!) usando un verbo che esprime il suo modo di amarci (“mi ami?”); Pietro risponde usando un verbo diverso, che esprime la sua capacità di amare (“ti voglio bene”).
La terza volta Gesù va ancora più vicino a Pietro: pur di far rinascere il rapporto, anche lui usa il verbo di Pietro (mi vuoi bene?). Pur di ricominciare a camminare insieme con noi, Gesù si fida; Pietro si riconsegna a Gesù con i suoi limiti, ma disposto a rimettersi in cammino. In fondo basta questo alla misericordia di Dio.