Le letture della III Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Il Vangelo di questa domenica inizia facendo riferimento all’ esperienza dei due discepoli di Emmaus: un incontro con Gesù Risorto; dapprima non riconosciuto, a causa dello sconforto per la Passione e la Morte di Gesù; poi, dopo che Gesù aveva spiegato loro le Scritture, cercato e desiderato con “con il cuore che ardeva nel loro petto”; infine “riconosciuto nello spezzare il pane”. Questi due discepoli sono tornati a Gerusalemme, nel Cenacolo, per narrare la loro esperienza “agli undici e a quelli che erano con loro”: è come se fossimo lì anche noi oggi.
“Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi”
“Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io” (vangelo)
Vivere da battezzati il rapporto con la Pasqua di Gesù non è soltanto convincersi di un’idea o aderire a una dottrina: è entrare in rapporto concreto con la persona di Gesù che ci viene incontro portando nel suo corpo (“mani e piedi”) i segni di una storia reale che salva la nostra vita (“Pace a voi”); le mani e i piedi di Gesù portano i segni della sua storia reale: Figlio di Dio, fatto Uomo (Incarnato), Morto e Risorto per donarci vita da figli di Dio. Anche a noi, oggi, in questa terza domenica di Pasqua, è fatto dono di entrare in questo rapporto concreto con la persona viva di Gesù Risorto: come ai due discepoli di Emmaus; come “agli undici e a quelli che erano con loro”.
“Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (vangelo)
“Avete qui qualcosa da mangiare?” (vangelo)
“Toccare la carne di Gesù Risorto” avviene accogliendo il Vangelo di Gesù. Gesù vuole condividere con noi come individui e come comunità la quotidianità della vita (la convivialità): per farci passare dall’essere “sconvolti e pieni di paura” allo “stupore e alla gioia” che nascono da questo incontro e conducono alla fede.
Anche oggi tre verbi: guardare; toccare; mangiare. Guardare: è più che vedere; è desiderare di vedere, per incontrare; è il primo passo per superare l’indifferenza e la superficialità. Toccare: quella di noi battezzati con Gesù non può essere una “relazione a distanza”; richiede condivisione concreta di vita, accoglienza di Gesù nella sua Parola. Mangiare: abbiamo bisogno di nutrire la nostra vita da figli di Dio con il “corpo offerto in sacrificio per voi”; solo così la nostra naturale povertà umana ha qualche possibilità di essere affrontata e redenta dal Signore. Celebrare l’Eucaristia nel “Giorno del Signore” deve tornare al centro della vita di fede: quella nostra individuale e quella della nostra comunità di battezzati; a partire dalle famiglie che chiedono per i propri figli il Battesimo nella Pasqua di Gesù.