Le letture della III Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Oggi la liturgia ci ha proposto un’apparizione di Gesù Risorto raccontata nel vangelo secondo Luca. Ci sono molte somiglianze, almeno nella forma, con le due apparizioni narrate domenica scorsa nel vangelo secondo Giovanni. Anche in questa occasione Gesù si presenta ai suoi discepoli (a noi!) con i segni della Passione: le mani e i piedi trafitti sono la testimonianza dell’amore di Dio Padre per noi e dell’amore che lega il Figlio Gesù al Padre. Per vivere il dono della Pasqua è necessario lasciarsi accompagnare da Gesù dentro questo rapporto tra noi (figli nati dal Battesimo) e il Padre; serviranno tutti i 40 giorni, fino all’Ascensione, per capire e accogliere il dono che ci è fatto: un “catecumenato” che richiama quello del popolo di Israele (40 anni nel deserto), quello di Gesù stesso (40 giorni nel deserto) e il nostro tempo quaresimale.
“Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”
Il Figlio Gesù ha imparato a vivere la sua umanità come dono di sé; consegnando il suo ultimo respiro (il suo Spirito) al Padre, l’ha consegnato a tutta l’umanità (a noi!). Il tempo delle apparizioni di Gesù Risorto è il tempo necessario ai discepoli per imparare e accogliere la vita nuova (la nuova creazione) che scaturisce dalla Pasqua: in esse Gesù mostra la possibile qualità nuova della vita umana; la Pasqua genera una umanità nuova, un’umanità chiamata ad essere completamente in comunione con il Padre, come lo è Gesù (Gesù stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi”).
“Aprì loro la mente a comprendere le Scritture”
Lo aveva fatto anche con i discepoli di Emmaus; era capitato anche all’apostolo Giovanni e a Pietro, di fronte al sepolcro vuoto. Il “Verbo fatto carne”, nella sua Passione, Morte e Risurrezione, si rivela alla nostra fede in tutta la sua pienezza: vero uomo che vive da vero Figlio di Dio.
“Se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù” (2° lettura)
“Saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati” (vangelo)
Il peccato impedisce e blocca questa possibilità che ci è donata dalla Pasqua: chiude l’uomo dentro una visione della vita umana che esclude proprio il rapporto da figli con il Padre. Noi possiamo anche imparare metodi di conoscenza, di studio, di interpretazione della Parola di Dio, ma se uno è immerso dentro la mentalità del peccato, non riesce più a capire ed accogliere il senso dell’esistenza che risplende nel Figlio Gesù e nel suo rapporto con il Padre: non è più cristiano, anche se è battezzato!
“Mangiò davanti a loro”
Mangiando con i suoi discepoli, Gesù condivide con loro il senso della sua vita umana e divina. Per questo noi cristiani siamo chiamati da Lui a riunirci nel giorno del Signore Risorto per celebrare nell’Eucaristia la Pasqua del Signore; ecco dove e come il venir meno di questo incontro con il Signore Risorto apre voragini di vuoto nella nostra vita di battezzati; ecco dove e come la nostra presunzione di gestire il rapporto con Dio per conto nostro si rivela in tutta la sua inefficacia.
Nella liturgia la Parola si trasforma in sacramento di salvezza: dice e realizza ciò che ha detto. L’Eucaristia riporta nella nostra vita la Parola incarnata: nella Comunione, noi ci nutriamo di essa e diventiamo ciò che mangiamo; accogliendola nella nostra vita, noi diamo al Signore Gesù la possibilità di farla diventare realtà della nostra vita. Gesù ci fa entrare in comunione con lui, per vivere con lui da figli di Dio.