Le letture della III Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Domeniche di Pasqua”: domeniche dedicate ad accogliere e vivere nella nostra vita la Pasqua (il passaggio) del Signore nella sua forma sacramentale. Domenica scorsa: “alle sorgenti della vita”; il Battesimo e la Penitenza. Oggi: “una fede eucaristica”; l’Eucaristia.
“Comportatevi con timore di Dio nel tempo che vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, con il sangue prezioso di Cristo” (seconda lettura)
Sono i Sacramenti della nostra Iniziazione Cristiana: riportati al centro della vita della nostra Comunità, per accorgerci (purtroppo!) che sono, al contrario, totalmente ai margini della vita della nostra Comunità di battezzati.
In questa riflessione proviamo a lasciarci accompagnare dall’esperienza dei due discepoli di Emmaus e del loro incontro con Gesù risorto.
“Si fermarono, con il volto triste” (vangelo)
Si stavano allontanando da Gerusalemme e dalla loro Comunità di discepoli; se ne stavano andando perché non avevano capito cos’era accaduto a Pasqua per la loro vita: come avviene così diffusamente e così facilmente anche a noi.
“Solo tu sei così forestiero!” (vangelo)
I due discepoli accusano Gesù di essere “estraneo” ai fatti della Pasqua: di non sapere e di non capire quello che è avvenuto: sarebbe ridicolo, se non fosse tragico! In realtà sono loro ad essere “estranei e “stolti e lenti di cuore a credere” (vangelo).
Gesù chiede anche a loro di percorrere il cammino della Iniziazione cristiana: di misurarsi con quello che inizialmente (e per il momento) risulta estraneo alla loro vita. Non è come vorremmo noi: ci vuole tempo da dedicare; c’è da fare strada; la fretta è provocata dalla fatica di stare a contatto con Gesù e lasciarsi interrogare da Lui; bisogna non accontentarsi di fermarsi alla superficie, accettare di approfondire.
“Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?” (vangelo)
L’impressione (purtroppo!) è che la “lieta notizia” di una Pasqua che ci salva non susciti più interesse: ci manca il desiderio di “fare domande e ascoltare risposte”, di cercare ancora e sempre.
“Noi speravamo che fosse colui che avrebbe liberato Israele” (vangelo)
In un commento che ho letto in questi giorni, si faceva notare che l’espressione italiana “forestiero” traduce una parola greca da cui deriva “parroco”. Purtroppo, sì: qualche volta il prete si sente come forestiero e straniero dentro la sua Comunità (anche dopo 30 anni); gli sembra di sentire “Non hai capito come funziona la vita!”; deve fare i conti con pregiudizi e aspettative che non nascono da un confronto con la “lieta notizia”: sono “autoreferenziali”; tutto è pensato “a propria immagine e somiglianza”.
“Cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro, in tutte le Scritture, ciò che si riferiva a lui” (vangelo)
È necessario ricominciare ad ascoltare per cercare di capire “il perché” che riguarda Gesù e riguarda la nostra vita.
“Mostraci, Signore il sentiero della vita” (salmo)
“Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto” (vangelo)