Le letture della IV Domenica di Avvento sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
In questa ultima domenica di Avvento, la Parola di Dio ci consegna due preziosi punti di riferimento per accostarci al mistero dell’amore di Dio che si fa uomo: Betlemme (prima lettura) è segno della marginalità e della irrilevanza che Dio sceglie per abbassarsi fino a noi e venire nella nostra vita. Maria ed Elisabetta (vangelo) ci insegnano come vivere il Natale ormai vicino: la verginità di Maria e la sterilità di Elisabetta sono il segno della nostra impossibilità a salvare da soli la nostra vita. E noi in mezzo: a decidere se accogliere o meno Dio che ci viene incontro percorrendo questa via (scelta da Lui!) dell’umanamente impossibile e irrilevante, oppure “costruirci il nostro Natale” su parametri che ci appaiono più adatti e più convenienti a noi.
Per tener viva la speranza, dobbiamo lasciarci “tirar fuori” da questo inganno: la sorgente della vita non è in noi, ma nel Signore che viene; la salvezza della nostra vita non è in noi, ma nel Signore che viene. Il senso compiuto della nostra vita non sta tutto racchiuso in un ordine materiale e biologico, controllato da noi; Dio è ancora all’opera, in modo paziente e misterioso, per tessere e ritessere la nostra storia e salvarla.
Maria ce lo insegna: accogliere la Parola che si fa Carne vuole dire lasciarsi sorprendere, lasciarsi trasformare: anche la seconda lettura ci aiuta a capirlo. “Un corpo mi hai preparato; allora ho detto: <Ecco io vengo, o Dio, per fare la tua volontà>”. Perché Lui è il Padre, colui che dà la vita e ci dona di trasfigurarci in “figli che vengono alla luce”, come il Figlio Gesù.
La volontà del Padre coincide con la verità su noi stessi: una vita vissuta nell’amore, una vita che prende forma e valore veri attraverso la carità, trasformandosi in servizio. Come Maria: “Si alzò e andò in fretta” (vangelo); un centinaio di chilometri a piedi, portando nel suo grembo la vita del Figlio di Dio per donarla. Chi dice a Dio “eccomi”, è chiamato a un impegno: condividere quello che il Signore ha operato nel proprio cuore.
Forse è quello che dovrebbero essere la “Iniziazione cristiana” dei bambini battezzati e l’attenzione nella carità a chi è in difficoltà. Forse è l’assenza di questo a rendere così faticoso alimentare la speranza per l’umanità di questo nostro tempo.
Elisabetta è la prima persona a riconoscere con gioia la scelta di Maria e l’azione di Dio in lei: “Beata colei che ha creduto… Benedetta tu fra le donne”. Elisabetta riconosce e benedice. Ecco il dono da chiedere oggi per prepararci al Natale di Gesù: riconoscere l’azione di Dio in noi, lasciando che la sua luce e la sua grazia contagino altre persone; benedire tutti gli aspetti della nostra esistenza, anche quelli più piccoli. E’ passando da lì che Dio entra anche quest’anno, ancora una volta, nella storia della nostra vita.