Le letture della IV Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Io sono il buon pastore” (vangelo)
“Io sono” è molto più di quello che ci suggerisce un ascolto superficiale: è il nome con cui Dio si presenta a Mosè dal roveto ardente e lo chiama alla missione. Attraverso Mosè, Dio realizzerà la sua “Pasqua” (passaggio) per la Prima Alleanza: libererà il popolo dalla schiavitù in Egitto.
Gesù, applicando a sé il nome di Dio, ci rivela il mistero della seconda Pasqua: quella della Nuova Alleanza. Gesù nel vangelo usa per sé l’espressione “Io sono”, aggiungendole via via attributi significativi e collegati a gesti/segni: luce, pane, vite, porta, pastore; ci rivela così la sua volontà di mettere tutta la sua esistenza a servizio della nostra salvezza.
“Do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie; io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio” (vangelo)
Il verbo “dare” usato da Gesù è il medesimo usato per descrivere il gesto della “lavanda dei piedi” nell’Ultima Cena: “depose le sue vesti”. Un gesto semplice (svestirsi e rivestirsi); un segno che ci dice la spontaneità e la naturalezza che ha condotto Il Figlio di Dio a “spogliare se stesso, rivestendo la natura umana” (Lettera ai Filippesi) e a “deporre la sua vita”. È questo che il Padre ama del Figlio Gesù: la sintonia perfetta tra la volontà del Padre e quella del Figlio.
“Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre” (vangelo)
L’amore di Gesù per noi nasce dall’intima conoscenza che egli ha di noi; dovrebbe suscitare in noi una conoscenza intima nei suoi confronti; la conoscenza tra lui pastore e noi pecore del suo gregge dovrebbe avere la stessa qualità della conoscenza tra Gesù e il Padre.
Anche oggi ci raggiunge la “buona notizia”: per quanto la nostra vita possa apparirci umanamente, moralmente e spiritualmente precaria, anonima, priva di rapporti significativi, noi abbiamo la grazia di conoscere Qualcuno (Gesù) in cui deporre e appoggiare la nostra vita. Fin da ora la nostra vita riposa in Gesù, come Gesù riposa nel Padre. Certo: dobbiamo rinunciare a tenerci stretta la nostra vita, illudendoci di possederla!
“Dio, nostro Padre, che in Cristo buon pastore ti prendi cura delle nostre infermità, donaci di ascoltare oggi la sua voce e di gustare la gioia di essere tuoi figli” (colletta)