IV Domenica di Pasqua (3/05/2020)


IV domenica di pasqua

NOTA: Le letture della IV Domenica di Pasqua sono disponibili cliccando qui, in formato stampabile per chi desiderasse seguire la messa in diretta.

“…nel tuo Figlio ci hai riaperto la porta della salvezza” (Colletta)

Ero partito tranquillo per la riflessione sul vangelo di oggi: “Quarta domenica di Pasqua – Domenica del Buon Pastore”. Quella di Gesù buon pastore è (almeno per me) un’immagine conosciuta, abituale, anche come è rappresentata rifacendosi alla nostra esperienza agro-silvo-pastorale (per la verità oggi non più così diffusa!).
Poi le cose mi si sono un po’ complicate. Almeno nel brano che ascoltiamo oggi, al centro della similitudine non c’è l’immagine del pastore, ma quella della porta. “In verità io vi dico: io sono la porta delle pecore”. Gesù presenta se stesso come la porta attraverso la quale entrare per incontrare il Pastore che è il Padre; Gesù è la porta che mette in comunicazione il Pastore (Dio) e le pecore (noi).
“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”:  l’entrata e l’uscita della nostra vita terrena, cioè tutta la nostra vita su questa terra, trovano significato e valore (pascolo, nutrimento) passando attraverso la porta che è Gesù.
La Colletta della messa, proposta dalla Chiesa per la liturgia di questa domenica, invita ad accogliere la Parola di Dio con questi sentimenti di fede: “O Dio, nostro Padre, che nel tuo Figlio ci hai riaperto la porta della salvezza…”

Anche l’apostolo Pietro (seconda lettura)conduce la nostra riflessione in questa direzione: “Eravate erranti come pecore, ma ora siete ricondotti al pastore e custode della vostra vita”, passando attraverso la porta che è la Pasqua di Gesù. È nella sua Pasqua, nel dono della sua vita per noi, che Gesù diventa porta attraverso la quale passare “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Vangelo). “Erranti” erano Pietro e l’altro discepolo che correvano al sepolcro (domenica di Pasqua); “errante”era l’apostolo Tommaso, prima di entrare con la sua fede dentro le ferite di Gesù (2° domenica di Pasqua); “erranti”erano i due discepoli di Emmaus, prima di riconoscere Gesù nel viandante che li accompagna e nel pane spezzato (3° domenica di Pasqua); “erranti” siamo noi con la nostra vita e la nostra fede. Le bende e il sudario, i segni del dono sulle mani e sui piedi, la ferita al costato, il pane spezzato, sono stati per i discepoli di Gesù porta d’ingresso da varcare per entrare con Gesù Morto e Risorto nella comunione di vita con il Padre.

L’apostolo Pietro (prima lettura), a coloro che gli chiedono “che cosa dobbiamo fare” di fronte alla Pasqua di Gesù, risponde: “Convertitevi; salvatevi da questa generazione perversa; fatevi battezzare (immergere) dentro la Pasqua di Gesù; accogliete il dono dello Spirito di Gesù”, per vivere una vita nuova; rispondete al dono di Gesù con la vostra fede e con la vostra vita.
La domanda e la risposta mi sembrano quanto mai attuali per noi: lo sarebbero stati comunque; lo sono a maggior ragione di questi tempi e nelle condizioni in cui ci troviamo a vivere e a dover fare scelte urgenti e fondamentali.

Quando mi trovo in difficoltà ad approfondire il significato di un brano di vangelo, abitualmente allargo lo sguardo al “prima” e al “dopo” del brano medesimo. In questo caso, prima c’è la guarigione dell’uomo nato cieco (ricordate la 4° domenica di Quaresima?). L’episodio si concludeva con i farisei che chiedevano a Gesù: “Siamo forse ciechi anche noi?”; e Gesù rispondeva: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «noi vediamo», il vostro peccato rimane”; siete fuori dalla porta e scegliete di rimanere fuori! Ci siamo accorti di “essere ciechi”, oppure siamo ancora convinti (nonostante tutto!) di vederci ancora bene?
Dopo c’è il commento di quelli che Gesù ha definito “ladri” e “briganti”: “Non ascoltatelo; ha un demonio; è fuori di sé”. Potrebbe essere utile chiederci dove siamo noi con la nostra vita, rispetto a questa porta che è Gesù; chiederci se non siamo ciechi (o almeno miopi) rispetto alla nostra vita; chiederci in che considerazione teniamo Gesù e la sua Parola che è Vangelo (buona notizia) per noi. Non vi pare?

Chiediamo la grazia che questa Pasqua, così strana rispetto alle nostre abitudini, ci interroghi e apra i nostri occhi; ci aiuti a vedere con maggior chiarezza come e cosa desiderare, per progettare e ricostruire la nostra vita a partire da questa situazione in cui siamo impantanati; magari su basi diverse e con criteri diversi da quelli di prima.
Chiediamo la grazia che questa Pasqua ci conduca a rinnovare con decisione la nostra fiducia in Gesù “pastore e custode delle nostre anime”, della nostra vita.