IV Domenica di Pasqua (8/5/2022)


IV Domenica di Pasqua

Le letture della IV Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

Il breve brano di vangelo che abbiamo ascoltato è soltanto un frammento (una piccola parte) di una similitudine più ampia e articolata, che nel Vangelo secondo Giovanni occupa buona parte del capitolo 10.

Oggi, per esempio, non abbiamo ascoltato quella parte della similitudine che riguarda la “porta dell’ovile”: per entrare e per uscire. In questa domenica alcuni ragazzi, entrati nella nostra Comunità cristiana il giorno del loro Battesimo, sembreranno “dentro”: celebrano la Confermazione e la Prima Comunione piena all’Eucaristia. Gli adulti che li accompagnano e li presentano in questa occasione (genitori e padrini) sono dentro o fuori dalla Comunità? Gli stessi ragazzi sono dentro o fuori? Lo sa Dio! E deve bastarci!

Certo: la porta è l’immagine della libertà; non siamo mai “prigionieri” di Dio; la vita ci mette continuamente davanti a situazioni in cui scegliere se restare nel rapporto con Dio nella Comunità dei battezzati, o andarcene.

Siamo proprio un po’ complicati!

Da un lato sentiamo il bisogno di essere trovati dal Signore, quando le vicende della vita ci fanno sentire smarriti o feriti; nasciamo fragili e rimaniamo fragili: con il bisogno che qualcuno si prenda cura di noi.

Dall’altro lato passiamo gran parte della nostra vita a dire a noi stessi e (soprattutto) agli altri che noi non abbiamo bisogno di essere curati: la nostra cultura ci spinge a mascherare le nostre debolezze; ad affermare autonomia, indipendenza e autosufficienza; a coltivare l’illusione di potere e dovere rispondere alle nostre carenze con le nostre forze. E l’immagine del gregge non ci piace molto: è per noi simbolo di mancanza di libertà e di autonomia.

Questo rifiuto a riconoscere in noi il bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, questo rifiuto a essere gregge/comunità, ci rende difficile accettare un Dio che si fa Pastore. Preferiamo (al limite!) un Dio che ci chieda sacrifici e sforzi per essere degni di Lui e meritare la sua approvazione, piuttosto che un Dio misericordioso, che venga a cercarci quando ci siamo persi e si prenda cura delle nostre ferite.

“Le mie pecore ascoltano la mia voce” (vangelo)

Quella di Gesù Pastore è una voce che ci suona familiare? Come in qualunque relazione, solo con il tempo e la pazienza si impara a riconoscere la voce dell’altro. Mi capita di rimanere perplesso e in difficoltà, quando un battezzato adulto mi dice: “Non capisco quello che dici; è troppo difficile!”. La Parola di Dio è la voce attraverso cui Dio ci raggiunge come Pastore che raduna il gregge e lo guida; solo la frequentazione assidua della sua Parola (ogni domenica!) ci rende familiare il linguaggio del Signore. Altrimenti molte (troppe!) voci diventano predominanti; ma sono voci di “mercenari”, ai quali non interessa il nostro bene, ma solo il loro guadagno!

“Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna, perché l’umile gregge dei tuoi fedeli giunga dove lo ha preceduto Cristo, suo Pastore”.