IV Domenica di Quaresima (19/3/2023)


IV Domenica di Quaresima

Le letture della IV Domenica di Quaresima sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”(vangelo)

Anche oggi il Vangelo traccia per noi la strada da percorrere in questa Quaresima, per consentire a Dio di rinnovare la grazia del Battesimo nella Pasqua del suo Figlio. Domenica scorsa Gesù si è riproposto alla nostra fede come “acqua viva, capace di spegnere la nostra sete più profonda”. Oggi Gesù si rivela a noi come “luce del mondo”.

Davanti a Lui, ognuno di noi battezzati è chiamato a prendere posizione; illuminati da Lui (Battesimo), dobbiamo imparare a “vedere la vita con gli occhi di Dio”. Nel brano di vangelo che abbiamo ascoltato è messa in evidenza, la evoluzione che avviene nelle persone a seguito del segno/miracolo operato da Gesù: il cieco guarito, i farisei, i genitori del cieco. Il cieco accoglie il dono della luce, fino a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio fatto uomo; i farisei rimangono chiusi nella loro cecità spirituale; i genitori si illudono di potersi tutelare rimanendo neutrali e scaricando sul figlio le conseguenze del miracolo avvenuto (del Battesimo?!) e del rapporto che ne deriva.

“E’ perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (vangelo)

Manifestare significa “mettere in luce” qualcosa che era nascosto. Dio, con la sua volontà di salvare, si trova ad agire là dove le tenebre sono più spesse: là dove l’uomo muore e il bisogno di risurrezione si manifesta in tutta la sua urgenza.

Il dramma della nostra umanità è la confusione tra le tenebre e la luce, tra verità e illusione. Vera sventura è l’essere senza luce, ma convinti di vederci bene; vera salvezza è abbandonare queste certezze che ci illudono, per aprire gli occhi alla vera luce e imparare a “leggere la vita” nella luce di Dio, “con gli occhi di Dio”.

“Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite <Noi vediamo>, il vostro peccato rimane” (vangelo)

I farisei non vogliono vedere quello che balza agli occhi di tutti: “era cieco e ci vede”. Allora mettono in campo il “come”: “Come mai ora ci vede?”.Per la verità, all’inizio c’era un altro “come”, quello dei discepoli: “Come mai è cieco?”. La risposta a questa domanda è già nella realtà: “è cieco fin dalla nascita”; è la condizione di ogni uomo: per giungere a vedere e riconoscere il bene e il male, dobbiamo fidarci di Dio! Il “come mai” dei farisei è più preoccupante (anche per noi!): la parola del cieco guarito viene rifiutata, perché rende testimonianza a Gesù, rimanda al rapporto con Lui.

“Bisogna che si compiano le opere di Colui che mi ha mandato” (vangelo)

Come il Figlio Gesù, tutti noi battezzati siamo chiamati a “compiere le opere di Dio”. Troppe volte e con troppa faciloneria noi impediamo a Dio di condurre avanti, fino al suo compimento, il suo progetto di amore e di salvezza: penso alla Iniziazione Cristiana; penso a quei genitori per i quali la luce di verità sulla nostra vita umana (la Parola di Dio, la grazia dei Sacramenti) conta meno delle illusorie sicurezze costruite con le nostre mani, affannatamente e affannosamente.

“O Dio, Padre della luce, apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito” (colletta)