Le letture del Natale del Signore sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione – Messa della notte
L’omelia riprende e ripropone alcune riflessioni del Card. Martini
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (1° lettura)
“La nostra lampada è accesa…Vieni, Signore Gesù!” (Novena)
Così il profeta Isaia ci ha introdotto nel mistero del Natale di Gesù, nel quale appare tra gli uomini la grazia di Dio; così la Chiesa ci chiede di accostarci al mistero del Natale di Gesù tra gli uomini, nel giorno in cui lo celebriamo: “luce tra le tenebre, luce che risplende in terra tenebrosa”.
Abbiamo bisogno di accostarci al Natale portando davanti a Gesù il buio nel quale è avvolta la nostra vita, nonostante le luci con le quali addobbiamo il Natale illudendoci di illuminare da soli la nostra vita.
“La gloria del Signore li avvolse di luce” (vangelo)
Anche il Vangelo ci accompagna in questa direzione, descrivendo l’apparizione degli angeli ai pastori, immersi nel buio della loro notte.
Le parole che abbiamo ascoltato evocano molte situazioni, sono immagine di molte realtà. Per il profeta Isaia, luce era la salvezza che Dio avrebbe donato in una situazione tragica per il popolo di Israele: quella dell’esilio a Babilonia; il popolo appariva ormai senza un futuro, accompagnato da esperienze di guerra e di morte. È una situazione simile a quella che stanno vivendo molti popoli non lontano da noi, martoriati dalle guerre, dalla fame, dalla sete, dalle malattie, dalle oppressioni, dal rifiuto ad essere accolti. È una situazione che accompagna sempre anche la nostra vita, con tutte le sue incognite (quelle legate agli sviluppi dalla pandemia, ma quante altre visibili solo a ciascuno di noi!).
Per la liturgia di Natale, quella di cui parla il profeta è la luce di Dio che risplende nelle tenebre del peccato: è questo lo stato di oscurità in cui ci troviamo e che ci impedisce di riconoscere Dio come Padre, noi stessi come figli e il prossimo come fratelli. Sono le tenebre della fatica a credere, della paura di affidarsi all’amore di Dio; è la nebbia di una competizione senza regole, che impedisce di vedere il volto dei fratelli in umanità; è una situazione di diffidenza (di non fede!) generalizzata, che serpeggia un po’ ovunque. In una visione ancora più ampia, la paura del futuro si manifesta anche (tragicamente!) nella paura di vivere nella sofferenza e nella paura di generare figli alla vita. Ci troviamo dunque in un grande buio, come chi cammina nelle tenebre e non sa dove mettere i piedi, dove sbattere la testa: rischiamo di perdere la speranza.
È qui che ci raggiunge l’annuncio del Natale: luce che riporta vita, fiducia, speranza e carità. In queste nostre tenebre, il Signore viene: viene oggi; viene con la sua Parola che conforta; viene con la sua presenza nell’Eucaristia; viene con il dono del suo Spirito da Figlio di Dio, per farci rinascere come figli di Dio.
Il Signore Gesù viene e illumina chiunque si lascia illuminare. Siamo qui perché siamo tra coloro che vogliono lasciarsi illuminare la vita da Lui; vogliamo assumere per noi come vero quel senso dell’esistenza umana che Gesù trasmette con la sua vita e con le sue parole: a cominciare proprio dall’umiltà e dalla semplicità di Betlemme. È questa la luce di Dio che porta pace e speranza in questo nostro mondo segnato dalla conflittualità, dalla violenza e dall’oppressione. Per noi che guardiamo con fede al Natale di Gesù, non c’è paragone tra le nostre tenebre e la grande luce che è Gesù.
“Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (vangelo)
Una gioia grande deve accompagnarci in questo giorno di Natale: Dio ci ha donato e ci dona un punto di riferimento sicuro; abbiamo trovato Colui che salva, liberandoci dall’angoscia, dalla paura, dal male; non siamo più soli e smarriti: c’è uno che si prende cura di noi e ci guida
Riflessione – Messa del giorno
L’omelia riprende e ripropone alcune riflessioni del Card. Martini
“Il Verbo si fece Carne e venne ad abitare in mezzo a noi”
Nell’Incarnazione del Figlio, il Padre porta a compimento la sua gratuita iniziativa per la nostra salvezza. Il Natale giunge ogni anno a ricordarci che esiste un disegno di Dio, un progetto di amore di salvezza per la vita degli uomini: c’è un disegno di Dio per ciascuno di noi; c’è un disegno di Dio che abbraccia la nostra vita personale e quella della umanità intera. Dio ci chiede oggi: volete considerare questo una grazia o una minaccia alla vostra libertà?
Nella mente e nel cuore di Dio esiste un progetto di salvezza per ogni tempo: non esistono tempi di degradazione assoluta, come non esistono tempi di progresso assoluto; esiste però sempre il “tempo di Dio”: tempo di grazia nel quale ciascuno di noi è reso capace di rendersi conto di quello che la grazia di Dio lo chiama a fare, della propria vocazione.
E’ un’esperienza che ha toccato, almeno una volta, la nostra vita? Nel Natale del Figlio di Dio che si fa uomo, il Padre ci invita ad aprire il cuore alla sua presenza in questo nostro tempo e nella nostra vita.
Il Vangelo di Giovanni ci ha parlato del Verbo (la Parola) che è presso il Padre nella sua azione creatrice, dei doni di luce e di vita con cui Egli arricchisce la nostra vita; ma poi appare la contrapposizione tra chi il Verbo lo ha accolto e chi lo ha rifiutato. Al centro di questa pagina del Vangelo, dunque, ci siamo anche noi, con la bellezza e la difficoltà della nostra libertà umana: la libertà di rifiutare o di accogliere.
Il rifiuto di Dio che si offre per una Alleanza con noi è alla radice del male, fin dal principio. Ci lamentiamo spesso e molto del male che incontriamo nella nostra vita personale e nella vita della società. Il male nasce dal non volere accogliere gli altri, dal non concedere attenzione alle persone, dal non interrogarsi su cosa sia, in realtà quel bene che ci auguriamo reciprocamente durante questi giorni di Natale. Se avessimo il coraggio e la pazienza di pensare con maggiore attenzione, scopriremmo che l’augurio di Buon Natale contiene in sé i doni recati a noi da Gesù, il Figlio di Dio che viene nel mondo; scopriremmo quanto il male sia legato al rifiuto di Gesù e il bene all’accoglienza di Gesù; scopriremmo il cammino che conduce l’amore del Padre a raggiungerci nel Figlio che si fa uomo; sentiremmo la nostalgia di camminare incontro al Signore Gesù per accoglierlo.
Natale, dunque, è fare posto a Gesù in noi per fare posto agli altri in noi. Chiediamo la grazia che questo Natale ci riconduca davanti alla preziosa possibilità di salvezza offerta a noi dalla venuta del Verbo di Dio nella storia degli uomini. Natale è fare posto al Signore che viene e accoglierlo con rinnovata gioia e riconoscenza.
Buon Natale!