
Le letture della Solennità del Natale del Signore sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione – Messa della notte
Venendo a questa celebrazione, stiamo chiedendo al Signore Gesù di illuminare questa notte di Natale con la sua luce; ma siamo anche consapevoli (guai se non lo fossimo!) che la nostra storia umana (anche quella di questi nostri giorni) è immersa in una notte tremenda e ha urgente e profondo bisogno di riconoscere la fonte della luce che è venuta e viene a illuminarci.
“Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi è nato per voi (per noi!) un Salvatore, che è Cristo Signore” (vangelo)
“Una gioia grande”: letteralmente, “una grazia”, non una gioia costruita da noi. “Oggi”: è l’oggi di Dio; allora a Betlemme; oggi qui e in tutto il mondo; per sempre, fino alla fine del mondo. “Un Salvatore”: quel bambino è il Salvatore, il Cristo atteso, il Signore della storia umana.
E’ per tutto questo che stanotte siamo qui? Io prego e spero di sì! In Gesù, Dio si consegna alla storia degli uomini. Il Dio che si fa uomo nel bambino Gesù porta a compimento il ritorno dell’umanità a Dio: la possibilità del ritorno!
“Andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (vangelo)
“Andiamo a vedere… lasciamoci guardare”: ecco quello che stiamo facendo questa notte, anche noi come i pastori. “Avvenimento” significa allo stesso tempo “fatto” e “parola”. “Andiamo a vedere la Parola che è diventata fatto”. La parola dell’angelo ha rivelato l’avvenimento a Maria nell’Annunciazione; l’ha rivelato ai pastori; ha consentito a loro di diventarne partecipi. Oggi la rivelazione è nuovamente donata anche a noi, per renderci partecipi di questo dono che è salvezza.
“Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino”
Quando giungono, i pastori non fanno nulla di particolare: guardano; vedono il “segno”, che non è nulla di particolarmente vistoso. L’angelo e la luce della gloria del Signore sono scomparsi; vedono solo Maria, Giuseppe e il bambino nella mangiatoia. E il silenzio. Prima le parole dell’angelo, ora il silenzio. Prima la luce della gloria di Dio, ora la semi-oscurità della stalla.
Il bambino “avvolto in fasce e adagiato nella mangiatoia” è il rivelarsi della Parola del Signore (“il Verbo si è fatto carne”); è lo schiudersi di una porta attraverso la quale possiamo vedere, nella fede, Colui che è “vero Dio e vero Uomo”; è il flusso della vita di Dio, che precede la nostra vita e la illumina.
Dio, nel Figlio fatto uomo, dà ancora una volta a noi, analfabeti di ritorno, la possibilità di imparare nuovamente l’alfabeto della vita umana, per pronunciarla (o almeno balbettarla!) come creature nate dall’amore di Dio, come figli di Dio.
Riflessione – Messa del giorno
Lo avete sentito: le letture che abbiamo ascoltato in questa Messa del Giorno di Natale (la terza Messa) non mettono sotto i nostri occhi lo scenario abituale (e sempre prezioso per la nostra fede!) del presepio. Men che meno (naturalmente!) ci accompagnano lontano dalla fede, là dove l’evento dell’Incarnazione del Figlio di Dio è stato ridotto a folklore o a una favola (tipo il “bosco incantato”) o a un evento della natura (tipo la nevicata). In questa Messa, la Buona Notizia della nascita di Gesù è annunciata con espressioni più dense e più difficili da trasmettere; che però ci vorrebbero condurre a una conoscenza e a una esperienza di fede più profonda riguardo al Mistero dell’Incarnazione, al Mistero di Gesù.
“Il Verbo fece carne” (vangelo)
Iniziando questa riflessione, a me (agli anziani capita così!) è tornato in mente il mio catechismo di bambino: “I misteri principali della fede sono due: Unità e Trinità di Dio; Incarnazione Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo”.Questo ricordo mi ha guidato e accompagnato a riscoprire tre prospettive da cui guardare al Natale di Gesù: come tre nascite.
“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” “Il Figlio Unigenito che è nel seno del Padre” (vangelo)
La prima nascita è quella del Verbo: quella eterna, nel seno del Padre. Il bambino che nasce a Betlemme non nasce come figlio della terra e del tempo: è generato dall’eternità, nella comunione con il Padre e lo Spirito Santo.
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare (piantò la sua tenda) in mezzo a noi” (vangelo)
La seconda nascita è quella che si rivela nel tempo degli uomini: quella che ricordiamo e celebriamo ogni anno a Natale. Nella persona di Gesù è la Parola (il Verbo) che viene in mezzo a noi.Il cielo discende sulla terra; l’eternità avvolge il tempo dell’umanità; il passato e il futuro degli uomini sono riuniti nell’oggi di Dio; nel Figlio che si fa uomo, Dio viene una volta per tutte “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Dio, per amore, diventa quello che siamo noi, per darci la possibilità di tornare a vivere da figli di Dio.
“Venne tra i suoi, e i suoi non l’anno accolto. A quanti però lo hanno accolto…” (vangelo)
La terza nascita del Figlio di Dio può avvenire qui, oggi, nella nostra esistenza. Dipende anche da noi che questo Natale avvenga realmente nella nostra vita. Il Figlio di Dio potrebbe anche nascere 2023 volte a Betlemme; ma se non nasce e non trova dimora nel nostro cuore, allora non servirebbe a nulla. Dio chiama in causa la nostra libertà; non forza la nostra risposta: è una questione di amore. Facciamo spazio al Signore nel nostro cuore. Chiediamogli di rischiarare il buio che accompagna questi nostri giorni.
Buon Natale!