Le letture della XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo) sono disponibili cliccando qui, in formato stampabile per chi desiderasse seguire la messa in diretta.
Riflessione
La Parola del Signore nel Vangelo secondo Matteo ci ha accompagnato durante tutto un anno fin qui:
- a celebrare la Festa Solenne di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo;
- a contemplare in S. Caterina, nostra Patrona, la possibile risposta dei battezzati alla chiamata del Signore.
Siamo alla fine del Vangelo secondo Matteo, appena prima che cominci la Passione di Gesù; siamo condotti di fronte alla fine del tempo, alla fine della nostra vita.
Quindici giorni fa abbiamo ascoltato la parabola delle dieci vergini: quelle sapienti (come S. Caterina) che entrano a partecipare alla festa di nozze tra Dio e l’umanità; quelle stolte, che si trovano alla fine davanti a una porta chiusa e alle tremende parole di Gesù: “Non vi conosco”. È il giudizio di Dio su quelli come noi: conosciamo; perciò potremmo e dovremmo camminare in questa vita attendendo il ritorno del Signore Gesù.
Domenica scorsa abbiamo ascoltato la parabola dei talenti. È il giudizio di Dio su noi che, nel Battesimo, abbiamo ricevuto i beni del Regno di Dio, del rapporto da figli con Dio nostro Padre.
In questa Festa di Cristo Re dell’Universo il Vangelo presenta una scena di grande potenza e splendore: Gesù appare come Signore, come Cristo, come Figlio dell’Uomo; è l’Uomo pienamente uomo, perfetto secondo il progetto che Dio ha nel cuore; per questo è circondato di gloria, potenza e splendore.
Il Vangelo descrive il giudizio di Dio su tutti: cristiani, credenti e non credenti. Come si svolge questo giudizio? In realtà nel Vangelo c’è solo la sentenza: il processo è già avvenuto nel corso della nostra vita. Anche da giudice, Gesù rimane fedele alla logica che ha guidato tutta la sua esistenza terrena: giudica sull’amore, sull’avere (o no!) servito i fratelli e le sorelle. Viene in evidenza soprattutto il peccato di omissione: non possiamo accontentarci di non fare il male.
“Il tuo giudizio finale sarà la carità” (Canto).
Una carità gratuita: fatta principalmente per il bene dell’altro, semplicemente perché l’altro è mio fratello; una carità che mette radici nel cuore di chi smette di cercare soltanto di salvare se stesso e dà spazio alla compassione verso gli altri. Una carità intelligente: che sa leggere i reali bisogni dell’altro; che sa ascoltarlo; che sa evitare di “dare da mangiare a chi è nudo e da bere ha chi ha fame”. Una carità concreta: che non si accontenta di quella virtuale e a distanza (comunque preziosa per le situazioni a cui non possiamo arrivare fisicamente!); che si fa carico almeno di una persona concreta, per conoscerla e aiutarla.
Vivere una carità gratuita, intelligente e concreta: questo ci rende partecipi della regalità di Gesù. Allora anche a noi Gesù dirà: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”.