Le letture della Solennità della Pentecoste sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste” (1° lettura)
Ci sono due possibili interpretazioni di questa annotazione cronologica. Possiamo intendere che, finalmente, i discepoli di Gesù hanno condotto a compimento il loro cammino spirituale di accoglienza della Pasqua di Gesù: ora sono pronti a vivere la loro vita animati dallo stesso Spirito che era stato quello di Gesù; sono pronti a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo a vivere da figli di Dio.
Oppure possiamo intendere che, in questo giorno che ormai volge al termine e in cui tutto sembrerebbe portare i segni della fine, Dio interviene di nuovo e alita un nuovo soffio di vita: Dio fa ripartire le cose secondo un ordine nuovo; la vita dei discepoli esce ribaltata da questa nuova irruzione dello Spirito Santo.
Per noi, in questa Pasqua 2022, a quale delle due possibilità è più vicina la nostra vita?
“Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo… da ogni nazione che è sotto il cielo… e ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua nativa” (1° lettura)
I discepoli di allora hanno rimesso insieme i pezzi della loro comunità, hanno superato la tentazione della frammentazione. È come quando Dio, nella creazione, ha fatto passare dal caos a un ordine che ha dato forma al mondo; è come quando Dio, dopo il frantumarsi dell’umanità a causa della superbia dell’uomo (Babele) fino a scomparire nel diluvio universale, fa rinascere un’umanità capace di accogliere e di essere accolta, capace di capire e di essere capita. Considerando sia il punto di vista storico, politico ed economico che quello della vita della Chiesa, sembrerebbe di dover dire che in questo nostro tempo “non abitiamo più nello stesso luogo”.
Viviamo tempi di una comunicazione malata: nonostante il moltiplicarsi degli strumenti di comunicazione, è sempre più difficile capirsi, distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. La comunicazione è diventata violenta, perché senza argomenti, fatta di slogan, alleata del potere politico ed economico, invece che della verità. Anche all’interno della Chiesa e delle singole Comunità cristiane, è difficile comunicare: siamo comunità divisa, frammentata; ciascuno sta “sulle sue”.
Proprio per questo la Chiesa (sia quella diocesana che quella universale) ha imboccato la strada del Sinodo, confidando che lo Spirito Santo possa rinnovare la sua azione come nella prima Pentecoste.
Un motivo di questa frammentazione sta nel fatto che con la nostra vita “non abitiamo più nello stesso luogo”, davanti a Dio, alla sua presenza, in ascolto della sua Parola, in accoglienza della sua Grazia (quella dei Sacramenti, cioè della Pasqua). Nel momento in cui viene meno la nostra presenza davanti a Lui, non riusciamo più a capirci tra noi; cessiamo di essere “famiglia dei figli di Dio” nata dalla immersione battesimale nella Pasqua del Figlio Gesù.
“Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso… apparvero loro lingue come di fuoco” (1° lettura)
“Un fragore”: come un terremoto, che ribalta, azzera e fa partire di nuovo. “Vento che si abbatte impetuoso”: aria nuova, da respirare a pieno con i polmoni della fede. “Lingue come di fuoco”: da un unico fuoco si genera calore e vita per ciascuno.
Dobbiamo chiedere con tutto il cuore allo Spirito Santo, come poco fa nella Sequenza di Pentecoste: “Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato”; ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo”, aiutami a fare spazio per te nella mia vita. Ti chiedo di essere per me “nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto”.