Stiamo vivendo un’esperienza strana, anche per me che ormai ho una memoria lunga; e non sappiamo neppure quanto durerà. Qualcuno mi ha chiesto di accompagnare questa domenica senza la Messa celebrata nella Comunità con una riflessione sulle Letture. Un grazie sincero per questo suggerimento: mi consente, almeno in parte, di svolgere il mio ministero di parroco. Ho pensato, però, che non avesse senso una riflessione che non partisse dalla lettura/ascolto della Parola di Dio. Ecco allora la mia proposta:
- il testo delle Letture (almeno della 1° lettura e del Vangelo);
- la riflessione
- il messaggio del Vescovo Oscar per il cammino quaresimale.
Ritengo doverosa una considerazione riguardo alla riflessione:
- è molto complicato riprodurre per scritto la “forma” dell’Omelia;
- il testo che vi propongo è quello a cui si sarebbe riferita l’Omelia;
- il testo è del gesuita Padre Marko Rupnik. L’ho rimuginato per tutta la settimana, fino a sentirlo come mio… e così lo affido a voi.
Buona domenica e buon inizio di Quaresima!
Don Francesco
Letture
Colletta
O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, congedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen
Prima Lettura
Gn 2, 7-9; 3, 1-7
Dal libro della Gènesi
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.
Salmo Responsoriale
Sal.50
RIT: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Seconda Lettura
Rm 5, 12-19
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.
Canto al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Mt 4, 1-11
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore.
Lode a Te o Cristo.
Riflessione
“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”
Il brano delle tentazioni arriva dopo il battesimo di Gesù, dopo che Giovanni il Battista ha raccolto al fiume Giordano la miseria dell’umanità segnata dal peccato (1° lettura).
E proprio lì, in quel fango che siamo noi, lo Spirito è sceso su di lui e la voce del Padre ha detto che in questo Figlio si è compiaciuto: ”Questo Figlio è la mia gioia, la mia pienezza. Lui farà emergere il mio amore di Padre, lì, in quel fango”.
Mosso dallo Spirito, Gesù va nel deserto; e arrivano le tentazioni. Dopo quaranta giorni e quaranta notti di digiuno è logico che abbia fame. È logico che quando uno avverte i bisogni della sua natura, le necessità, le esigenze che urgono, quello è il momento opportuno per la tentazione, per la seduzione. Lì appare il tentatore, perché proprio sulla povertà della condizione umana può far leva dopo la tragedia del peccato. È importantissimo che prima ci sia il Battesimo, perché lì Cristo partecipa pienamente della condizione umana, è immerso in essa, la conosce fino in fondo.
Il nemico si presenta come uno che si mette dalla nostra parte, si inserisce esattamente in ciò che sarebbe la cosa più naturale per noi; dice di giocare a nostro favore.
La tentazione ci suggerisce di usare il nostro essere figli per procurarci il cibo in questo deserto: “Fai diventare pane queste pietre”.
Ma questo significherebbe andare contro la verità. Il diavolo insinua che possiamo vivere la verità di figlio di Dio in una maniera diabolica, usando Dio per soddisfare le esigenze della nostra natura, per farci rimanere quello che siamo: schiavi, anche se soddisfatti. Questa è la vera tentazione: vivere la fede da non credenti, vivere la figliolanza da schiavi, soddisfando qualche capriccio per tranquillizzarci e illuderci.
Questa è la linea di tutte e tre le tentazioni: “Usa la figliolanza per te stesso, e non da figlio, non in relazione con il Padre”. Il diavolo ci vince quando ci fa credere la possibilità di vivere la fede come un’opera nostra, un impegno nostro, una nostra conquista. E perciò prima facciamo le cose secondo la nostra volontà, poi vogliamo che Dio ci salvi, che sia Lui a seguire noi.
Nel Vangelo le tentazioni sono rappresentate come un unico duello, colpo su colpo, ma le tentazioni di Cristo non sono state un episodio; di volta involta questo demonio si è presentato attraverso Pietro che gli dice che non deve soffrire (cf Mc 8,32); o come i giudei che gli dicono che è lui ad avere un demonio (cf Gv 8,52); un’altra volta con le parole di scribi e farisei: “Maestro, vorremmo vedere da te un segno” (Mt 12,38). Anche il diavolo vuole un segno da Gesù.
Cristo è stato tentato fino alla croce, e così siamo tentati noi. La Quaresima ci richiama a non distrarci troppo; ci riporta a fissare lo sguardo su Cristo e veder noi stessi da battezzati, immersi dentro la vita di Gesù, in rapporto con il Padre. E ci chiama a una certa cura di chi ci sta accanto: a non distrarlo, ma ad aiutarlo piuttosto a riportare lo sguardo al punto giusto; a non essere schiavi della natura ferita dal peccato, ma a lasciarci liberare dall’amore misericordioso del Padre.
Il messaggio del Vescovo
BENEDETTA QUARESIMA
La maternità della Chiesa ci accompagna anche quest’anno lungo il Tempo della Quaresima, nonostante i pericoli di contagio derivati dal proliferare del “corona virus”, per aiutarci a scoprire nel Figlio di Dio, umile e obbediente fino alla morte in croce, la guida e il modello che ci permette di vivere, come Lui, da veri figli del Padre e, conseguentemente, da veri fratelli tra di noi.
Si tratta di un itinerario per giungere alla festa di Pasqua con la gioia di sentirci amati di un amore infinito, perdonati e rinnovati da Dio Padre, per una vita che testimonia come l’uomo, redento da Cristo, sappia vivere, in ogni situazione anche avversa, gesti di gratuità, di accoglienza e di servizio verso tutti, perfino nei confronti di coloro che gli sono ostili, come conseguenza dell’amore ricevuto, subito trasformato in un amore donato.
La Chiesa ci propone così la Quaresima, un tempo forte per ravvivare la nostra fede battesimale, che confermeremo nella grande Veglia Pasquale, madre di tutte le veglie.
Molte persone credono di conoscere il cristianesimo, mentre lo ignorano e trovano noiosa la loro fede.
Con il dono della fede, è Cristo che ci viene incontro. Soltanto attraverso l’incontro con Lui veniamo a scoprire che Dio è amore.
Un Padre della Chiesa di Oriente ha scritto che “l’essenziale per l’uomo non è amare Dio, ma sapere che Dio lo ama”.
Benedetta, quindi, la Quaresima, che ci aiuta a riconoscere nella Pasqua di Cristo morto e risorto, il centro e il cuore della nostra fede. Cristo risorto scende nei nostri inferi. Tutte le situazioni di morte della nostra esistenza possono aprirsi alla luce che promana dalla Croce gloriosa del Signore Risorto. Non c’è gioia più grande della gioia della Pasqua.
Benedetta la Quaresima, che ci suggerisce spazi prolungati di ascolto e di confronto con la Parola di Dio, per fare di essa il metro di giudizio del nostro agire quotidiano.
Benedetta la Quaresima, che ci avvia su sentieri di riconciliazione per poter sperimentare la pace del Risorto che, donandoci il suo Spirito, ci mette in pace con Dio, con noi stessi, e con i fratelli più vicini a noi, il nostro “prossimo più prossimo”.
Benedetta la Quaresima, che ci stimola a diventare compassionevoli e misericordiosi verso quanti vivono situazioni di vera indigenza, soffrono persecuzioni a causa della fede, sono abbandonati e soli. Sono numerosi i “progetti missionari” che in questo tempo ci sono proposti come occasione di opere caritative.
Benedetta, infine, la Quaresima, che ci aiuta con la preghiera, il digiuno e la penitenza a decentrarci da noi stessi per vivere maggiormente in comunione con i fretelli e le sorelle che Dio ci dona, a imitazione di Gesù, il Figlio del Padre, che “ci ha amato e ha donato tutto se stesso per noi”.
+ Oscar Cantoni
Vescovo di Como