Il Vangelo secondo Giovanni sta accompagnando anche noi, “catecumeni post-battesimali”, a ripercorrere spiritualmente le tappe per gli “scrutini”, proposti anticamente ai “catecumeni” adulti in vista del loro Battesimo. Questo percorso spirituale si compie confrontandosi con “i segni” offerti da Gesù:
- Il segno dell’acqua (3° domenica di Quaresima)
- Il segno della luce (4° domenica di Quaresima)
- Il segno della morte/vita (5° domenica di Quaresima).
Non vi nascondo che mi accingo con qualche trepidazione a condividere la riflessione di oggi:
- la forma scritta è particolarmente insidiosa, perché giunge a chi legge come definitiva, senza possibilità di dialogo;
- il tema della morte rischia di riaprire dolorosamente in molti cuori ferite da poco rimarginate, o (peggio!) di accentuare la sofferenza per ferite ancora aperte;
- I giorni che stiamo vivendo sono segnati pesantemente dall’esperienza della morte.
Preghiamo perché questi (o altri) motivi non impediscano al Signore Gesù
- di parlare al nostro cuore, per farci ri-scoprire e ri-accogliere, anche attraverso questo segno di morte/vita, il grande dono del Battesimo;
- di farci ri-vivere e ri-accogliere l’esperienza di salvezza che trasforma la Sua Pasqua in nostra Pasqua.
Don Francesco
Letture
Colletta
Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi.
Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen
Prima Lettura
Ez 37,12-14
Dal libro del profeta Ezechiele
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.
Salmo Responsoriale
Sal. 129
RIT: Il Signore è bontà e misericordia.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.
Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
Seconda Lettura
Rm 8,8-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.
Canto al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore,
chi crede in me non morirà in eterno.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Gv 11,1-45
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.
Lode a Te o Cristo.
Riflessione
Gesù si sta preparando a vivere la sua Pasqua di Passione/Morte/Risurrezione; l’Evangelista Giovanni traccia il percorso di Gesù verso la sua Pasqua, per preparare anche noi ad affrontarla e a viverla con Lui e come Lui.
Domenica scorsa abbiamo incontrato il ragazzo nato cieco: era come un luogo vivo, dove si rivela l’opera di Dio che salva; in questa domenica il luogo di rivelazione dell’amore di Dio è la morte.
Anche per i discepoli di allora sarà molto difficile capire: considereranno la morte di Gesù come il fallimento totale del Suo essere e proclamarsi Salvatore; ma
- proprio lì, sulla Croce, Lui rivelerà la verità: chi è il Figlio e chi è il Padre;
- lì dovremo imparare a comprendere la morte come la manifestazione suprema della “gloria di Dio”, che è amore donato per salvare : Cristo glorificherà il Padre ed il Padre glorificherà il Figlio;
- lì, sulla Croce, si manifesterà la comunione piena e definitiva tra il Padre e il Figlio.
“Quando sentì che Lazzaro era malato, Gesù rimase per due giorni nel luogo in cui si trovava”
Questa attesa da parte di Gesù è un primo aspetto su cui riflettere. Gesù aspetta non solo per avere la certezza della morte di Lazzaro, ma anche perché ha profondo rispetto per il percorso naturale della vita umana. La morte deve avvenire: fa parte della nostra vita di creature; Gesù non è venuto a liberarci dall’esperienza della morte, intesa come realtà che pone fine a questa vita terrena.
Anche Gesù vive l’ esperienza della morte del suo amico Lazzaro con grande sofferenza (“Gesù scoppiò in pianto”); vivrà il suo personale accostarsi alla morte sudando sangue nell’Orto del Getsemani.
Noi vorremmo che Dio intervenisse a liberarci da questa sofferenza , ma lo sappiamo: siamo tutti nati con la diagnosi della morte.
Gesù aspetta che la morte di Lazzaro si consumi sino alla fine e faccia il suo percorso; rispetta anche i tre giorni necessari per gli antichi ad attestare ufficialmente la morte di una persona.
“Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”
Marta, la sorella di Lazzaro, da un lato confessa con fede che la presenza di Cristo salva dalla morte ma, dall’altro, rivela che la sua mentalità – che è tradizionalmente religiosa – è ancora incompatibile con la fede in Cristo.
Lei ancora pensa che Gesù possa e voglia prolungare la vita, quella fisica, corporea, superando la morte; e che, tutto sommato, della resurrezione nell’ultimo giorno non sa che farsene, perché di Lazzaro ha bisogno adesso: lo vuole ancora presente in questa vita.
E questa fede di Marta assomiglia molto alla fede che professiamo noi: la speranza che tutto vada bene, per conservare il più a lungo possibile questa vita. O che la resurrezione ci riporti comunque in questa vita.
“Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”
E’ questo è il passaggio che siamo chiamati a fare con la nostra fede: nessuno risusciterà dai morti a questa vita terrena.
Questo per noi è difficilissimo da capire e da accettare.
Può (forse!) aiutarci una traduzione più letterale del testo del Vangelo secondo Giovanni: “Chi crede in me ha la vita dell’Eterno”. Non “avrà”, ma “ha”: ha la vita del Padre, cioè la vita definitiva.
“Chi si affida a me anche se muore vive” .
Se si ha la vita del Figlio Gesù, questa vita non muore.
Il passaggio (la Pasqua) che avviene nel Battesimo non è passaggio dalla morte alla vita, ma passaggio da una vita solo terrena (“nella carne”) alla vita da figli nel Figlio (“nello spirito”).
Il nostro vero passaggio (Pasqua) è nel battesimo: è lì che passiamo da una vita all’altra, da una vita solo qui nella carne, sulla terra, alla “vita dell’Eterno”, una vita al modo di Dio (da figli).
“Lazzaro, vieni fuori” . “Liberatelo e lasciatelo andare”
Il Vangelo secondo Giovanni vuole dirci che Cristo rianima Lazzaro, perché viva una dimensione nuova della vita: gli avevano legato mani e piedi, gli avevano bendato il volto e gli avevano anche messo una pietra sopra; Gesù lo libera perché faccia un’esperienza nuova di questa vita: quella da figlio di Dio.
A suo tempo tornerà anche per Lazzaro il momento della morte a questa vita terrena; allora si manifesterà in modo pieno e definitivo la sua vita da figlio di Dio.
E’ questo il dono che il Signore Gesù può e vuole fare anche a noi, alla nostra vita:
farci partecipare alla sua Pasqua per passare con Lui al Padre, cioè ad una vita nuova, qualitativamente e assolutamente diversa: quella da figli di Dio.
Questa è la risurrezione che il Signore ci ha donato nel Battesimo: dono che si rinnova nella celebrazione sacramentale della Pasqua.
Ulteriori spunti di riflessione
Perché Dio non ferma il virus?
Don Angelo Riva – Settimanale della Diocesi di Como
Un giorno un giornalista domandò a Madre Teresa di Calcutta come mai Dio, se è così onnipotente e così buono come dicono, non stende la sua mano per togliere il male dal mondo.
La santa lo guardò storto, increspando un’altra ruga su quelle che già solcavano il suo volto; e per tutta risposta gli disse: “E tu cosa fai per togliere un po’ di male dal mondo?”.
La risposta centrava il nocciolo teologico del problema.
Certamente Dio potrebbe fermare il “corona-virus” con uno schiocco delle dita: come quando Gesù fermò la violenza del mare in tempesta che minacciava di rovesciare la barca degli apostoli-pescatori.
Perciò facciamo bene a pregarlo, anzi a supplicare da Lui la liberazione da questo flagello. Lo abbiamo fatto (forse?!) pregando il Rosario la sera del 19 Marzo e la sera del 25 Marzo, pregando il Padre Nostro con io Papa il 25 Marzo a mezzogiorno; lo ha fatto Papa Francesco davanti alla Madonna della Salute in S. Maria Maggiore e davanti al Crocifisso nella chiesa romana di S. Marcello al Corso.
Però bisogna intendersi.
Il cristianesimo ha definitivamente rotto la schema dell’“uomo religioso”, in base al quale con Dio si mercanteggia, contrattando con Lui (in cambio appunto di preghiere e sacrifici), salute, guarigione, fortuna e (magari!) anche benessere economico.
Questa rappresentazione del rapporto religioso tra noi e Dio è doppiamente avvilente.
Anzi tutto per l’uomo, ridotto a marionetta in balìa di poteri oscuri, che tutt’al più può cercare di tenere buoni.
Ma anche per Dio, che fa la figura dello sbadato che si dimentica di governare la sua creazione; oppure viene pensato come un Dio cattivo, crudele e insensibile, se non viene rabbonito da qualche sacrificio o da qualche preghiera.
Questo è paganesimo; non è cristianesimo.
Il Dio di Gesù Cristo è diverso.
Egli, più che a un vampiro che si compiace di succhiare il sangue delle sue creature, assomiglia a un donatore AVIS, che dona il suo sangueper dare la vita agli altri.
Il Dio di Gesù Cristo non se ne sta lontano dai drammi e dalle tragedie del mondo, attendendo qualche preghiera riparatoria per stornare la propria collera; al contrario: Egli vive, condivide, porta, soffre e piange tutto il male del mondo, anche quello causato dal “corona-virus”. È il Dio Crocifisso, non un idolo sdegnato e capriccioso.
Per noi ne vengono due enormi conseguenze.
La prima è la fede.
Dio può, sì, sedare la tempesta (e quindi facciamo benissimo a chiederglielo nella preghiera); ma può fare molto di più: abbracciare l’uomo; accompagnarlo, così che l’uomo non abbia mai a sentirsi solo e abbandonato, neanche in mezzo alla burrasca.
La prima cosa (sedare la tempesta) non è detto che Egli la faccia, per quanto noi giustamente gliela chiediamo; ma la seconda (stringere l’uomo nell’abbraccio della vicinanza) la fa di sicuro.
La seconda conseguenza è l’amore.
Dio, davanti al male del mondo, non ha fatto discorsi: ha consegnato sé stesso; si è lasciato ferire.
Allora facciamo altrettanto anche noi. Di fronte a questa emergenza, smettiamo di chiederci “perché, se Dio c’è, non toglie il virus dal mondo”; diamoci invece da fare anche noi come ha fatto Dio in Gesù, il Figlio fatto Uomo.
Lo stanno facendo tanti medici e infermieri che presidiano la linea del fronte; ma anche i governanti, i sindaci, le forze di polizia, le commesse, i panettieri, tanti lavoratori…
Ciascuno di noi può fare qualcosa: anche semplicemente stare tappato in casa, rispettare le regole; e rifornire chi sta in prima linea anche di preghiere, oltre che di mascherine e indumenti adatti.
“Fa’ anche tu qualcosa, come ha fatto e continua a fare Dio”.Davvero Madre Teresa di Calcutta aveva risposto bene al giornalista!