NOTA: Le letture della Solenne Veglia Pasquale sono disponibili cliccando qui, in formato stampabile per chi desiderasse seguire la messa in diretta.
Siamo giunti al culmine dell’anno liturgico: questa della Veglia Pasquale è la notte più importante di ogni altra notte. Vorrei rileggere con voi i segni che ci hanno accompagnato (o potevano accompagnarci!) in questa celebrazione. Sono gesti che, se li compiamo con verità e li comprendiamo in profondità, hanno una efficacia straordinaria sulla nostra vita. Sono gesti che chiamano in causa la nostra fede: sono doni del Risorto. Egli vuole agire con la Sua vita nuova sulla nostra vita fragile e debole; vuole coinvolgerci chiedendoci scelte di conversione, scelte di vita coerenti, coraggiose: scelte cristiane!
Il primo gesto è rimanere svegli nella notte. Vegliare significa avere il coraggio della speranza. Significa credere che possiamo essere più forti di tutto ciò che la notte rappresenta. In questi giorni abbiamo ascoltato, leggendo e contemplando la Passione del Signore, cosa significhi “notte”. Notte è il male, il dolore, la morte, il tradimento, l’abbandono, la violenza, l’incredulità … Notte è anche la nostra esperienza: le malattie di cui ci sentiamo tutti possibili vittime, la mancanza di pace nel mondo e nelle famiglie, nelle comunità, tra cristiani e tra religioni. Ma la notte non è soltanto esperienza nostra; anche Gesù l’ha voluta condividere. Anche Lui ha voluto attraversare la notte, affinché le nostre notti non siano vissute da soli, ma con Lui che con la sua risurrezione ha vinto il buio di quella notte che è la morte e ha reso possibile sperare anche attraversando le tante notti della nostra esistenza. Vegliare significa dunque confermare la nostra fede – proprio come faremo tra poco – e la nostra speranza in Colui che ha attraversato la notte del dolore e della morte per vincerla con la potenza della sua risurrezione e rendere partecipi tutti noi della sua vittoria.
All’inizio della Veglia avremmo dovuto e voluto accendere un fuoco. Nel buio della notte che rende tutto uguale, che copre i peccati e le malefatte degliuomini, avremmo acceso un fuoco nuovo, rompendo simbolicamente la ripetitività del male, facendo gesti che affermavano: “ il Risorto fa nuove tutte le cose; se siamo uniti a Lui, anche noi – grazie al Battesimo che noi abbiamo già ricevuto e stanotte ricordiamo con gratitudine – partecipiamo alla novità della risurrezione, alla novità del Risorto che fa nuove tutte le cose!“
Saremmo entrati nel buio della chiesa, seguendo la piccola fiammella del Cero Pasquale, immagine del Cristo Risorto. Sarebbe stato il segno del nostro desiderio: desiderio di camminare seguendo Colui che ci precede; seguire il Risorto, nel buio della vita, con pazienza, passo dopo passo, con la paura di cadere ma sicuri che Lui ci rialzerà!
Abbiamo visto le donne andare al sepolcro spinte dall’amore per Cristo. Un amore, però, che le legava ancora al passato. Avevano voluto bene a Gesù e quindi, come tutti coloro che hanno voluto bene, andavano alla tomba ad incontrare l’amico-maestro morto. Ma lì accade qualcosa di straordinariamente nuovo. L’angelo annuncia che il sepolcro – luogo di notte, di buio, di morte – è vuoto; il Signore non è più lì, è risorto e ci precede: ci attende con una novità che ci può far rinascere.
Per giungere a questa Notte ci sono voluti tre giorni: siamo partiti dal grido di dolore di Gesù che è morto sulla croce, per giungere al grido di gioia, all’Alleluja di questa Notte. Alleluja: perché la morte è stata vinta, la sofferenza redenta, ogni lacrima asciugata. E tra queste due grida c’è stato il grande silenzio del sabato santo durante il quale abbiamo invocato la salvezza. Solo nel silenzio ci si può convertire: cioè ascoltare e accogliere in noi il grido della gioia pasquale, il grido della Risurrezione. La gioia della Pasqua non arriva scavalcando il dolore. Alla gioia pasquale si arriva dopo il dolore, e riflettendo in silenzio, giungendo in silenzio alla consapevolezza che solo il Figlio Gesù Morto e Risorto per noi può salvarci!
Nel cuore di questa Veglia abbiamo cantato Alleluja, “Date lode a Dio”; dobbiamo continuare a cantarlo, perché dovremo camminare ancora nella notte. Cristo è Risorto, ma la nostra vita continua tra tante esperienze di buio, di notte, di morte e di dolore; ma ora la nostra vita, anche se cammina nella notte, cammina nella speranza. Il Cristo Risorto non ci abbandona più: è speranza, consolazione, conforto, sostegno nell’attesa della luce eterna, sostegno per tutti coloro che non riescono da soli a sperare.
In questa Veglia abbiamo ascoltato con abbondanza la Parola di Dio, che ci condurrà a celebrare l’Eucaristia nella memoria del Signore crocifisso e risorto. Ascoltare la Parola di Dio è sostegno a credere ancora nella promessa di Dio. Dio, però, non ci ha promesso e non ci promette di tenere la nostra vita al riparo da ogni pericolo e da ogni male; ci promette che tutto l’amore che avremo dato, che avremo vissuto donando noi stessi così come Lui si è donato corpo e sangue per noi, non andrà perduto; anzi tutto sarà risuscitato e rimarrà in eterno.
BUONA PASQUA!