Santa Famiglia di Gesù (31/12/2023)


Santa Famiglia di Gesù

Le letture della Festa dedicata alla Santa Famiglia di Gesù sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“Portarono il bambino a Gerusalemme (nel tempio)(vangelo)

Gesù chiamerà il tempio di Gerusalemme “casa del Padre mio”. Proprio lì, nel tempio, ha inizio il vangelo secondo Luca, con l’annuncio a Zaccaria del concepimento di Giovanni Battista; lì, nel tempio, il vangelo si conclude con i discepoli che lodano Dio, pieni di gioia.

“Il Signore è fedele al suo patto” (salmo)

E’ al tempio che avviene l’incontro di Gesù con il popolo della Prima Alleanza: lì dove si segnala la presenza di Dio in mezzo al suo popolo; lì Dio diventa Dio-con-noi (Emmanuele).

“Quando furono compiuti i giorni” (vangelo)

Siamo di fronte a un “compimento”, una realtà che raggiunge pienezza. Alla nascita di Gesù, “non c’era posto nell’alloggio”; al compiersi dei giorni, Gesù è accolto dove Dio stesso dimora, al cuore del suo popolo.

“C’era un uomo di nome Simeone” (vangelo)

Nel tempio Gesù incontra Simeone, “giusto e pio”. Simeone viene al tempio “mosso dallo Spirito” e accoglie tra le braccia “il Cristo del Signore”. È portato dallo Spirito, prima di portare il Figlio di Dio. Nessuno può vivere da “figlio di Dio” (battezzato), entrare in comunione con il Figlio fatto uomo, se non è sostenuto dallo Spirito di Dio.

“Aspettava la consolazione di Israele” (vangelo)

Simeone era tutto proteso nell’attesa: ha vissuto tutta la sua vita per arrivare a questo momento; tutta la sua storia umana si racchiude nell’istante di questo incontro tra colui che attende e l’atteso (Gesù).

“Lo accolse tra le braccia” (vangelo)

L’attesa diventa accoglienza; l’atteso si lascia accogliere. La Festa della Santa Famiglia riporta in evidenza la famiglia in un tempo (il nostro) che ne segnala le difficoltà e le crisi. Vi lascio alcuni spunti per la vostra riflessione: scelgo di evitare di inoltrarmi nel ginepraio dei rapporti di coppia e di soffermarmi sul rapporto educativo tra genitori e figli.

Considerare un figlio come dono di Dio (messo in mano a Lui) e non come una proprietà, realizzazione di un proprio sogno o progetto. Favorire nei figli la risposta alla chiamata di Dio: quella comune a tutti i battezzati; quella specifica, che non coincide necessariamente col prestigio e il successo. Dare spazio al rapporto con la comunità, compreso quella che si raduna nella fede, a celebrare ed alimentare il proprio rapporto con Dio. Preparare i figli alla vita, perché imparino ad affrontarla: mettendo in gioco la propria autorevolezza di educatori; senza sottrarsi alla propria responsabilità; tracciando una strada davanti a loro, in vista delle loro scelte; chiamando i figli a confrontarsi con parole (non sempre comode o gradite) che nascono dall’esperienza di vita e dall’amore per loro.

“Il bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui” (vangelo)

Sapienza e grazia: due parole (due doni di Dio) che riassumono il progetto educativo cristiano; due grazie da chiedere a Dio con tutto il cuore.