Le letture della Domenica della Santissima Trinità sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
In questa Festa Solenne della Santissima Trinità, non siamo chiamati a celebrare e a rivivere uno dei grandi eventi in cui Dio ha pensato e realizzato la salvezza della nostra vita (Natale, Pasqua e Pentecoste). Siamo chiamati a contemplare, con stupore, gioia e riconoscenza, la verità su Dio, il rivelarsi pieno e definitivo del suo volto.
Nella prima lettura, Mosè risveglia nel popolo di Israele questi sentimenti (“Vi fu mai cosa grande come questa? Si udì mai una cosa simile a questa?”): un Dio che parla agli uomini; un Dio che va a scegliersi un popolo e lo salva; un Dio (noi possiamo aggiungere) che “accorcia le distanze”, fino a farsi uomo tra gli uomini; un Dio “che è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra” e dona agli uomini una via per dare vita alle relazioni verso Dio, tra di loro e verso la terra.
Tutta la vita degli uomini (che loro se ne rendano conto o meno!) viene scandita e salvata da questa possibilità di relazione, donata da Dio.
Nella seconda lettura, S. Paolo ci ricorda che noi cristiani, in questa possibile relazione che salva la nostra vita, siamo condotti e guidati dallo Spirito di Dio: quello donato dal Figlio Gesù nella sua Pasqua. Questo Spirito di Gesù modifica radicalmente il rapporto tra Dio e l’uomo: ricevendo lo Spirito, diventiamo figli nel Figlio.
Abbiamo ricevuto in dono la vita da figli di Dio: vita da vivere come dono di sé, come ha fatto il Figlio Gesù; vita nata dal Battesimo e scandita dal Battesimo: ogni giorno si muore donandosi e ogni giorno si risorge, accogliendo di nuovo la nostra identità di figli, in comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (quanto preziosi, a questo scopo, il segno della croce e la preghiera “Ti adoro mio Dio…”!).
Il Salmo Responsoriale ci invita a proclamare: “Beato il popolo scelto dal Signore”. Siamo convinti di questa “beatitudine?
“Gesù si avvicinò a loro” (vangelo)
Gesù, ancora una volta, è Dio che prende l’iniziativa e fa il primo passo: restituisce fiducia ai discepoli che “lo videro, si prostrarono, però dubitarono”.
Gesù chiama i suoi discepoli a essere il prolungamento che consenta, a quel “volto di Dio” che è lui, di incrociare la vita degli uomini, “insegnando e battezzando”: introducendo la vita umana (immergendola) nell’esperienza dell’amore di Dio che si è incarnato tra noi per salvarci.
Un compito impegnativo, quello che il Signore Gesù affida alla Chiesa (a noi battezzati!). Siamo battezzati nel nome di “una relazione tra Persone, che non viene mai meno; siamo chiamati a vivere in modo che le relazioni, i rapporti, siano riconosciuti nel loro valore, proprio come nella Santissima Trinità.
Segnarsi “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” significa strappare i giorni della nostra vita alla casualità e alla disperazione, per riconoscere che Dio continua a offrirci se stesso e a ridarci fiducia.
Questa è la vita a cui ci ha fatto nascere lo Spirito Santo: dono che il Padre ci ha fatto, facendoci figli nel Figlio.