Le letture della Solennità di Tutti i Santi sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Ecco una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare” (1° lettura)
“Gridavano a gran voce: <La salvezza appartiene al nostro Dio e all’Agnello>” (1° lettura)
“Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore” (Salmo)
Oggi non celebriamo una festa che riassume in un’unica occasione tutti i Santi proclamati e venerati dalla Chiesa. Oggi è la festa di tutti i credenti (anche noi): santi perché chiamati da Dio a vivere da figli; figli in faticoso cammino per scoprire, nella speranza, quello che si rivelerà pienamente soltanto alla fine del cammino, nella vita eterna (2° lettura).
“Vengono dalla grande tribolazione”; ma “hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello” (Battesimo).
Nella 1° lettura di oggi, il racconto del Libro dell’Apocalisse parla proprio di questo: una folla, segnata dalle prove, che trova con gioia il senso della propria vita nella forza che scaturisce dall’incontro con Dio e con l’Agnello (il Figlio fatto Uomo che dona se stesso). Perciò possono dire, con le parole e con la vita, “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli”.
Era “grande tribolazione”quella che vivevano i primi cristiani, a cui si rivolge direttamente il Libro dell’Apocalisse; è stata “grande tribolazione” la vita dei cristiani che ci hanno preceduto nel rapporto pieno e definitivo con il Padre (i nostri defunti); è “grande tribolazione”la nostra: lo era (anche se facevamo di tutto per mascherarlo) quando le cose sembravano girare per un verso che a noi sembrava giusto, lo è ora (e non riusciamo più a mascherarlo) che le cose girano in modo evidente nel verso sbagliato.
La grande tribolazione, quella vera che riguarda tutti e sempre, è vivere con fede la nostra povertà esistenziale: essere testimoni (martiri) della azione di Dio nella vita degli uomini; vedere, sentire ed essere certi che questo mondo, con tutti i limiti che si porta dentro, viene trasfigurato in bene dalla presenza e dall’azione della grazia di Dio. E per questo scoprirsi “beati”.
“Beati i poveri in spirito”.
- Povero è colui che si fida di Dio e si abbandona con fiducia nelle sue mani, anche quando è nello sconforto per la paura e la sofferenza.
- Povero è colui che conserva e alimenta speranza, perché sa di non avere ancora trovato e di non avere in tasca il senso della propria vita.
- Povero è colui che ama, perché sa di essere amato; colui che è disponibile verso gli altri; colui che non mette se stesso al centro e perciò è capace di sentire le invocazioni di chi è nel bisogno e nel dolore.
La santità un po’ ci spaventa; è giusto che sia così! Ci sembra troppo distante dalle nostre possibilità, troppo lontana dalle strade che percorriamo con la nostra vita, troppo difficile per la debolezza delle nostre forze. Chiamandoci alla santità, Dio ci chiede di lasciargli spazio perché Lui possa creare ancora qualcosa di bello servendosi anche della nostra povertà.
Questa festa di Tutti i Santi ci richiama ad aprire gli occhi sulla santità quotidiana di quelle persone che permettono all’umanità di rimanere in piedi e di andare avanti. Proviamo oggi a dare un volto e un nome, con gioia e riconoscenza, ai santi che hanno attraversato e attraversano la nostra vita: forse ne troveremo più di quello che pensavamo. Mi è caro segnalarvene due: Suor Maria Laura Mainetti, per altro già riconosciuta “beata” dalla Chiesa, e don Roberto Malgesini.