Le letture della V Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Risanaci, Signore, Dio della vita” (salmo)
Il Vangelo di oggi ci conduce a scoprire che Gesù non ha iniziato ad annunciare il “Vangelo del Regno” iniziando dai centri del potere e del sapere; ha iniziato invece cercando il contatto con i peccatori (Battesimo al fiume Giordano), con gli ammalati e con i sofferenti (domenica scorsa e oggi). Ci sono di aiuto ad entrare in questa prospettiva la “Giornata per la vita” e la Prima Lettura di oggi.
“Mesi di illusione, notti di affanno, giorni che scorrono veloci, vita che è un soffio” (prima lettura)
Giobbe si fa interprete della nostra condizione umana, così alta nella sua dignità (sempre da difendere!) e nello stesso tempo così fragile: è quella condizione nella quale ogni potere perde valore e ogni sapere non ha più senso; è il “non senso” del dolore.
Noi, quando siamo immersi dentro questa realtà, ci poniamo spesso la domanda: “Perché?”. A questa domanda Gesù, Verbo Incarnato, non risponde con una spiegazione, ma con una presenza piena d’amore.
“Gli portavano tutti i malati e gli indemoniati” (vangelo)
Quella folla senza nome è il simbolo dell’umanità intera, di tutti noi. Fin dall’inizio, Gesù manifesta la sua predilezione per le persone sofferenti nel corpo e nello spirito: è la predilezione del Padre; Gesù è venuto a incarnarla e manifestarla “con parole e opere”; Gesù “si fa prossimo”.
“Si avvicinò e la fece alzare, prendendola per mano” (vangelo)
Il verbo “alzare” è lo stesso che l’evangelista Marco userà per la risurrezione di Gesù: riguarda tutte le guarigioni operate da Gesù, allora e oggi con noi; è salvezza che fa rinascere.
“La febbre la lasciò ed ella li serviva” (vangelo)
La guarigione si trasforma in servizio. È questo il senso della vita umana: ha segnato la vita di Gesù; riguarda la vita di ogni battezzato nella Pasqua di Gesù; riguarda ognuno di noi e la nostra vita.
“O Padre, insegnaci a condividere con i fratelli il mistero del dolore, per essere con loro partecipi della speranza del vangelo” (colletta)