V Domenica di Pasqua (28/4/2024)


V Domenica di Pasqua

Le letture della V Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore”
“Io sono la vite, voi i tralci”
(vangelo)

C’è un agricoltore: il Padre; c’è una vite: il Figlio Gesù; ci sono i tralci: noi discepoli (se siamo ancora discepoli!).

Gesù diventa “vite vera” a mano a mano che accetta dal Padre di essere potato per portare frutti di salvezza; fino alla potatura estrema della sua Pasqua: Morte e Risurrezione.

Noi diventiamo “tralci” (discepoli) soltanto se accettiamo che la nostra vita sia “potata per portare più frutto”: “molto frutto; più frutto”.

Per Gesù e il suo Vangelo, “accettare potature” viene prima del fare qualsiasi altra cosa; il nostro diventare discepoli dipende dalla libera scelta di “perdere qualcosa, rinunciare a qualcosa”.

“Rimanete in me e io in voi… Chi rimane in me…” (vangelo)

Rimanere o andarsene. Gesù lascia aperte vie di fuga a chi non volesse seguirlo: a un certo punto ha chiesto anche ai dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gesù non fa nulla per obbligarci a rimanere e a seguirlo come discepoli: non abbassa le sue pretese; non “contratta sul prezzo”; non accetta discepoli che, per seguirlo, chiedono di barattare. Si tratta di decidere.

“Decidere” significa “tagliare via perché si è scelto”: è una questione di onestà, prima ancora che di fede nel Vangelo. Questa non è cattiveria; questo non è terrorismo: è solo la chiarezza iniziale per chi sceglie di seguire Gesù come discepolo. La vita del battezzato non è facile: è una faccenda seria; mette in gioco la vita.

“Chi non rimane in me viene gettato via…” (vangelo)

Il tralcio secco non deve rimanere lì: toglie luce, toglie aria; ostacola la crescita della vite e degli altri tralci.

“Lo pota perché porti più frutto” (vangelo)

Le potature coincidono spesso con situazioni ed eventi dolorosi della vita: non li capiamo; ci mettono in difficoltà. In questi casi non è facile: non c’è una risposta semplice ed immediata. Di una cosa possiamo essere certi: la vite (che è Gesù) rimane sempre unita ai tralci (che siamo noi); non ci lascia mai soli.

Gesù Risorto chiede anche a noi di accogliere i momenti che all’inizio si rivelano dolorosi e di attraversarli con fiducia: scoprendo che non siamo mai soli, perché Gesù è lì con noi; sapendo che la mano del Padre agisce con sapienza e attenzione; ricordando che non siamo mai “in ritardo” per deciderci. Tutta la nostra vita è trasformata dalla Pasqua di Gesù in tempo di salvezza.

“Dio onnipotente ed eterno, porta a compimento il mistero pasquale in noi che ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo” (colletta).