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Riflessione
“Tu che ne dici?” (vangelo)
Come in altre occasioni, anche questa volta la domanda che gli scribi e i farisei pongono a Gesù è solo un pretesto per metterlo alle strette. Talvolta capita anche a noi di partire da un avvenimento reale (di solito sono quelli negativi o dolorosi) per chiamare in causa Dio, come per metterlo alle strette, invece di lasciarci interrogare e cambiare.
In questo caso specifico: “Gli condussero una donna sorpresa in adulterio” (vangelo) Gli scribi e i farisei: “Dici che dobbiamo applicare la Legge di Mosè? Allora non è vero che sei misericordioso! Dici che dobbiamo usare misericordia? Allora sei contro la Legge di Mosè!”.
Gesù non risponde; anzi: risponde, ma con quel gesto misterioso dello scrivere per terra; qualcuno lo interpreta come il gesto di una nuova creazione. C’è bisogno di plasmare un uomo nuovo; c’è bisogno di ritrovare il vero volto dell’uomo, il suo vero nome, la sua realtà di figlio di Dio. C’è bisogno di ribaltare una vita umana basata su ruoli ai quali ci siamo abituati e assuefatti: il ruolo della vittima, come se noi fossimo sempre e comunque vittime dell’ingiustizia di qualcun altro, o di quella degli altri in generale, o di quella del mondo intero; il ruolo degli accusatori, che si ritengono sempre giusti e non accettano di essere trovati in difetto; il ruolo di salvatori, come chi pensa di essere “l’ombelico del mondo”.
Gesù sa bene che il vero imputato in quel processo è lui: pochi giorni dopo sarà condannato innocente. Gesù si sottrae a questo “gioco dei ruoli”: rifiuta di essere giudice o salvatore; invita anche chi lo interroga a cambiare ruolo, a vedere le cose da un altro punto di vista. “Chi di voi è senza peccato…” (vangelo): coloro che accusano Gesù (scribi e farisei) si ritrovano a essere imputati, perciò abbandonano la scena.
“Nessuno ti ha condannata? Neanche io ti condanno” (vangelo)
“Non ricordate più le cose passate. Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (prima lettura)
“Grandi cose ha fatto il Signore per noi” (salmo responsoriale)
Gesù può riprendere il posto che gli compete, quello di giudice giusto; proprio per questo può rivolgere parole di perdono e di misericordia: ci rende consapevoli dei peccati, ma poi ci salva.
Nella Pasqua Gesù costruisce anche per noi percorsi nuovi, rinnovando il dono della sua misericordia e della sua Grazia.