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Contemplare Cristo in croce è allo stesso tempo l’evento più difficile da accettare, ma anche la grazia più grande di questo giorno, del Venerdì Santo. È difficile contemplare Cristo in croce perché è difficile affrontare il dolore: quello proprio e quello degli altri. Il dolore bussa ogni giorno alla nostra porta e chiede attenzione e misericordia.
A livello personale, sperimentiamo il dolore della malattia e della morte, della separazione da una persona cara, della solitudine, del fallimento, della crisi.
Ma c´è anche il dolore degli altri, quello di chi soffre una grande ingiustizia, quello dei poveri: delle persone senza fissa dimora, dei migranti che arrivano tra noi e si sentono rifiutati, dei perseguitati per la loro fede, di tutti quelli che soffrono la violenza della guerra, dello scontro tra etnie diverse, delle disuguaglianze sociali.
I mezzi della comunicazione ci inondano ogni giorno con un mare di dolore; tutto questo dolore è difficile da guardare e accettare; a volte preferiamo non vederlo, chiudere gli occhi, negarlo; ma questo non è possibile e non è giusto.
Ancora più difficile è riconoscere il nostro ruolo nel dolore degli altri, la nostra responsabilità per il dolore degli altri. Anch´io, anche noi possiamo causare dolore agli altri: con la nostra indifferenza e incomprensione, con la nostra violenza verbale o fisica, oppure chiudendo gli occhi per non vedere, e le mani per non aiutare chi si trova in difficoltà.
Ma oggi, Venerdì Santo, è anche giorno di grazia. La croce di Gesù da una parte mostra la morte ingiusta di un innocente (quanti innocenti muoiono ogni giorno ingiustamente!) e, dall´altra, rivela l´amore di Colui che dà la vita per noi. Tutta la vita di Gesù è un prodigarsi di amore per noi.
Lo abbiamo sentito ieri nel vangelo del Giovedì Santo: “…avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.” Questa esperienza d´amore che viviamo contemplando Cristo sulla croce è un invito accorato a crescere in misericordia e in tenerezza.
A noi viene naturale pensare che il dolore in se stesso non ha senso: lo sperimentiamo come un’ingiustizia, come qualcosa che non dovrebbe esserci; ma può acquistare senso se ci cambia, se ci trasforma in persone capaci di misericordia e tenerezza, in persone che vivono con cuore aperto e mani aperte per dare, per aiutare.
Noi ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo;
perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.