VI Domenica del Tempo Ordinario (11/2/2024)


VI Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della VI Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“In quel tempo…” (vangelo)

Molto spesso la proclamazione del Vangelo inizia con queste parole. “Quel tempo” è ogni giorno, ogni domenica; è il mio tempo; è oggi.

Se dovessimo riassumere il vangelo di oggi: “In quel tempo il “disumano” dominava sull’”umano”; niente è più disumano che chiudere la porta a qualcuno che, supplicando, chiede di entrare, chiede la possibilità di vivere. “In quel tempo; oggi”. Un filosofo contemporaneo afferma che “la storia è la dimostrazione della disumanità dell’uomo”: si fa fatica a non essere pessimisti come lui.

“Venne da Gesù un lebbroso” (vangelo)

La Legge di allora (quella di Mosè, con la elle maiuscola!) prescriveva che i lebbrosi dovevano rimanere fuori dai centri abitati: erano tenuti a distanza; erano esclusi da ogni relazione umana, sociale e religiosa; dovevano gridare “impuro, impuro”, per allertare le persone che si avvicinavano; non c’era più umanità attorno a loro. Oggi come allora! È in questa situazione che l’evangelista Marco annuncia come diventa realtà la “Buona Notizia che è Gesù”: malattia (segno!); contatto con Gesù; guarigione.

“Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò” (vangelo)

Gesù trasforma in realtà la “buona Notizia” che annuncia riguardo a Dio e alla sua Legge: in Lui, Dio si è fatto vicino; Dio non mantiene le distanze da noi; quello che affligge noi, affligge anche Dio; Dio si contamina di nuovo con la nostra umanità ferita (da ogni punto di vista!); attraverso il Figlio fatto Uomo, Dio “tende la mano” e “tocca la nostra vita”.

Tutto questo passa attraverso due trasgressioni clamorose: quella del lebbroso e quella di Gesù. Il lebbroso “viene da Gesù”, nonostante le prescrizioni della Legge e la mentalità diffusa e radicata: attraverso l’annuncio di Gesù in parole e opere, ha scoperto il vero volto di Dio; Gesù parla di un Padre che ha compassione, che ama, che ha misericordia, che libera dal peccato. Gesù “tocca il lebbroso”, facendo quello che la Legge proibiva: non si limita alle parole, ma tocca il lebbroso; stabilisce una relazione; entra in comunione.

Inizia la Quaresima. Potremmo (io penso) chiamare queste trasgressioni con un altro nome: “conversione”. Dovremmo chiedere la grazia di vivere una trasgressione/conversione: come il lebbroso del vangelo. Soprattutto dovremmo convincerci che “mantenere la distanza da Gesù e dalla sua Pasqua” (Sacramenti) è il nostro vero problema, non la sua soluzione; che il Battesimo ci chiama a essere testimoni della misericordia di Dio.