Le letture della VI Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Venne da Gesù un lebbroso”
Per capire il significato di questo “segno/annuncio” compiuto da Gesù, è opportuno sapere qualcosa di più sulla lebbra e sui lebbrosi. Quindici giorni fa abbiamo dedicato una domenica a pregare per i malati di lebbra: nonostante tutto il progresso di cui andiamo fieri, ancora oggi in molte parti del mondo i lebbrosi sono isolati dal contesto sociale e abbandonati a se stessi; eppure i farmaci per curare e guarire oggi ci sono e non sono nemmeno molto costosi.
Al tempo di Gesù, non conoscendo la malattia e non esistendo terapie per curarla, un lebbroso non era considerato un malato qualsiasi. A livello sociale questa malattia destava una paura incontrollabile (prima lettura) che portava con sé risvolti tremendi anche a livello religioso: la lebbra era considerata come un castigo di Dio, conseguenza di un peccato; c’è poco da meravigliarsi, considerando che qualcuno ha pensato bene di catalogare in questi termini anche l’attuale epidemia.
Possiamo pensare perciò quanto nel lebbroso dovesse essere presente e dolorosa la domanda riguardo a Dio: “Che volto ha Dio, se è causa di questa mia vicenda di dolore e di morte?”; una domanda che si è ripetuta e si ripete anche in molte altre dolorose vicende umane. Ecco, nel Vangelo di oggi, la risposta di Gesù. “Il lebbroso venne da Gesù”: non osserva la legge, rischiando la morte. “Se vuoi, puoi purificarmi”: ha maturato la certezza che Gesù può guarirlo. “Gesù ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse:<Lo voglio, sii purificato>”: Gesù rivela il volto di Dio; il Figlio si è incarnato per farci conoscere e donarci l’amore del Padre; per farlo accetta di farsi “contagiare” da noi.
Il giornalista Enzo Biagi, seguendo e intervistando un missionario italiano in America Latina, lo accompagnava all’interno di un lebbrosario. Vedendo che il missionario abbracciava i lebbrosi, gli chiese: “Ma non sono contagiosi?”. Il missionario rispose: “Certo, ma se voglio dire loro il mio amore, non lo posso fare rimanendo distante!”
“Rimaneva fuori, in luoghi deserti”
Adesso anche Gesù è impuro. Questo significa il “Regno di Dio”annunciato da Gesù: in Gesù Dio si è fatto prossimo, colmando la distanza che il peccato aveva creato tra Lui e noi. È un capovolgimento totale: non è il peccatore che, con la sua malattia, sconta il peccato e torna in rapporto con Dio; è Dio che prende su di sé il peccato dell’uomo per ricostruire comunione con lui. La condizione in cui ci troviamo (qualunque essa sia!) non è più un ostacolo, ma addirittura la porta attraverso la quale l’amore di Dio giunge fino a noi e si trasforma in salvezza. Perché questo possa accadere, però, ci sono due condizioni necessarie:
- dare un nome alla mia “lebbra” (peccato), riconoscendo il mio bisogno di essere salvato;
- non temere di compiere il passo che mi avvicina al Signore.
Il contatto con l’amore di Dio riapre la possibilità di costruire e sperimentare nella propria vita comunione e fraternità.
“Si mise a proclamare e divulgare il fatto”
La nostra personale testimonianza di battezzati è il frutto e il segno di un nostro avvenuto incontro con Gesù e si rivela (soprattutto oggi) indispensabile. Per le generazioni precedenti era più facile: vivevamo in regime di “cristianità”; Dio era un’evidenza culturale e sociale. Oggi (nonostante la pratica del Battesimo dei bambini sia ancora ampiamente diffusa) non è più così: viviamo tempi di “indifferentismo religioso”, di “ateismo pratico”; la realtà di Dio ha perso la sua visibilità. Anche i tentativi di primo annuncio (Iniziazione cristiana dei bambini battezzati) sembrano essere sempre meno efficaci.
Rimane (necessaria e doverosa!) una possibilità: accostarsi alle persone e ai loro percorsi di vita (così spesso fragili e inconsistenti) per accompagnare con umiltà. È uno sforzo faticoso, spesso non verificabile; ma è forse l’unico che consenta di annunciare e fare scoprire l’amore di Dio che ci è venuto incontro nel Figlio fatto Uomo, per donarci amore e salvezza.