VI Domenica del Tempo Ordinario (14/2/2021)


VI Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della VI Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“Venne da Gesù un lebbroso”

Per capire il significato di questo “segno/annuncio” compiuto da Gesù, è opportuno sapere qualcosa di più sulla lebbra e sui lebbrosi. Quindici giorni fa abbiamo dedicato una domenica a pregare per i malati di lebbra: nonostante tutto il progresso di cui andiamo fieri, ancora oggi in molte parti del mondo i lebbrosi sono isolati dal contesto sociale e abbandonati a se stessi; eppure i farmaci per curare e guarire oggi ci sono e non sono nemmeno molto costosi.

Al tempo di Gesù, non conoscendo la malattia e non esistendo terapie per curarla, un lebbroso non era considerato un malato qualsiasi. A livello sociale questa malattia destava una paura incontrollabile (prima lettura) che portava con sé risvolti tremendi anche a livello religioso: la lebbra era considerata come un castigo di Dio, conseguenza di un peccato; c’è poco da meravigliarsi, considerando che qualcuno ha pensato bene di catalogare in questi termini anche l’attuale epidemia.

Possiamo pensare perciò quanto nel lebbroso dovesse essere presente e dolorosa la domanda riguardo a Dio: “Che volto ha Dio, se è causa di questa mia vicenda di dolore e di morte?”; una domanda che si è ripetuta e si ripete anche in molte altre dolorose vicende umane. Ecco, nel Vangelo di oggi, la risposta di Gesù. “Il lebbroso venne da Gesù”: non osserva la legge, rischiando la morte. “Se vuoi, puoi purificarmi”: ha maturato la certezza che Gesù può guarirlo. “Gesù ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse:<Lo voglio, sii purificato>”: Gesù rivela il volto di Dio; il Figlio si è incarnato per farci conoscere e donarci l’amore del Padre; per farlo accetta di farsi “contagiare” da noi.

Il giornalista Enzo Biagi, seguendo e intervistando un missionario italiano in America Latina, lo accompagnava all’interno di un lebbrosario. Vedendo che il missionario abbracciava i lebbrosi, gli chiese: “Ma non sono contagiosi?”. Il missionario rispose: “Certo, ma se voglio dire loro il mio amore, non lo posso fare rimanendo distante!”

“Rimaneva fuori, in luoghi deserti”

Adesso anche Gesù è impuro. Questo significa il “Regno di Dio”annunciato da Gesù: in Gesù Dio si è fatto prossimo, colmando la distanza che il peccato aveva creato tra Lui e noi. È un capovolgimento totale: non è il peccatore che, con la sua malattia, sconta il peccato e torna in rapporto con Dio; è Dio che prende su di sé il peccato dell’uomo per ricostruire comunione con lui. La condizione in cui ci troviamo (qualunque essa sia!) non è più un ostacolo, ma addirittura la porta attraverso la quale l’amore di Dio giunge fino a noi e si trasforma in salvezza. Perché questo possa accadere, però, ci sono due condizioni necessarie:

  • dare un nome alla mia “lebbra” (peccato), riconoscendo il mio bisogno di essere salvato;
  • non temere di compiere il passo che mi avvicina al Signore.

Il contatto con l’amore di Dio riapre la possibilità di costruire e sperimentare nella propria vita comunione e fraternità.

“Si mise a proclamare e divulgare il fatto”

La nostra personale testimonianza di battezzati è il frutto e il segno di un nostro avvenuto incontro con Gesù e si rivela (soprattutto oggi) indispensabile. Per le generazioni precedenti era più facile: vivevamo in regime di “cristianità”; Dio era un’evidenza culturale e sociale. Oggi (nonostante la pratica del Battesimo dei bambini sia ancora ampiamente diffusa) non è più così: viviamo tempi di “indifferentismo religioso”, di “ateismo pratico”; la realtà di Dio ha perso la sua visibilità. Anche i tentativi di primo annuncio (Iniziazione cristiana dei bambini battezzati) sembrano essere sempre meno efficaci.

Rimane (necessaria e doverosa!) una possibilità: accostarsi alle persone e ai loro percorsi di vita (così spesso fragili e inconsistenti) per accompagnare con umiltà. È uno sforzo faticoso, spesso non verificabile; ma è forse l’unico che consenta di annunciare e fare scoprire l’amore di Dio che ci è venuto incontro nel Figlio fatto Uomo, per donarci amore e salvezza.