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Riflessione
Oggi la Parola di Dio ci conduce davanti al Vangelo (Buona notizia) delle Beatitudini: “Cosa rende “beata” (felice) la nostra vita umana?” Non è una domanda da poco, non vi pare? Tutta la nostra vita è protesa alla ricerca della felicità: ci accorgiamo, a nostre spese, che scoprire e realizzare la felicità è tutt’altro che facile. Delle Beatitudini noi conosciamo (dovremmo conoscere!) due versioni: quella che troviamo nel Vangelo secondo Matteo e quella che abbiamo ascoltato oggi, nel Vangelo secondo Luca.
Quattro beatitudini e quattro ammonimenti (“guai a voi”): Gesù usa parole forti e incisive per aprirci gli occhi; per condurci a guardare alla vita al di là delle apparenze, oltre la superficie dalla quale siamo spesso e facilmente catturati; per chiederci se e quanto è decisivo, per noi e per la nostra vita, il rapporto con Dio (“il regno di Dio”).
Il profeta Geremia (prima lettura) ci ha accompagnato davanti al vangelo. Il primo (il principale) peccato, causa e origine di tutti gli altri, è l’idolatria: rifiutare Dio per sostituirlo con cose o persone che non sono Dio (avviene così in tutta la storia riletta come “Storia di salvezza”: Genesi, Esodo, Re); gli esiti dell’idolatria sono sempre tremendi (Caino, diluvio, morte nell’accampamento, esilio). Quando questo avviene (sta avvenendo?), la vita degli uomini diventa come un deserto arido e inospitale; sottraendoci al rapporto con Dio, prima o poi arriviamo ad annullare tutto ciò che rende umana la nostra vita in questo mondo. Forse ci siamo già arrivati (un’altra volta!); comunque è una strada sulla quale ci siamo già abbondantemente inoltrati.
Sarebbe veramente triste se noi cristiani coltivassimo e maturassimo la convinzione che Dio ci stia ricattando per interesse proprio (“Se non fai quello che ti dico, ti maledico; se fai quello che ti dico, ti benedico”): il bene e il male per la nostra vita sono già dentro le nostre scelte, per il solo fatto di averci creduto e di averle scelte.
“Beati voi, poveri…” (vangelo)
L’accumulo dei beni materiali satura la nostra vita: ci rende impermeabili al rapporto con Dio e con gli altri; ci conduce all’illusione di non dover nulla a nessuno; divide l’umanità in vincitori e sconfitti. Al contrario: la verità è che la vita si riceve in dono per farne dono; scaturisce da legami e fa nascere legami.
Gesù ci chiama a una battaglia della mente e del cuore per sottrarci a questo “abbraccio che produce morte” e scegliere liberamente di aprire il cuore ai suoi sentimenti (Quaresima, Conversione, Anno Santo). Lui, il Figlio di Dio, si è fatto uomo per questo: per precederci tracciando la strada; per accompagnarci con la sua Parola e il suo esempio; per sostenerci donandoci la forza della sua Grazia (Sacramenti).
“Beato l’uomo che confida nel Signore” (salmo).