NOTA: Le letture della VI Domenica di Pasqua sono disponibili cliccando qui, in formato stampabile per chi desiderasse seguire la messa in diretta.
In questa domenica il vangelo continua a proporci il discorso di congedo di Gesù, prima della sua Pasqua di Morte e di Risurrezione. Il brano di oggi è racchiuso tra due affermazioni:
- “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”;
- “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”.
“Osservare”. Letteralmente: “tenere in conto; portare con sé; tenere sempre presente” quello che, attraverso Gesù, viene dal Padre. Mi ha sempre colpito un’usanza del pio israelita, che Gesù condannerà (nei farisei) come pura formalità esteriore: portare sulla fronte dei rotolini su cui era scritta la Legge di Dio, per averla sempre davanti agli occhi.
“Amare”. Gesù dice: “Io vi ho amato; accoglietemi! Tenetemi in conto nella vostra vita, e sarete vivi di quella vita che lega me al Padre, nello Spirito Santo”.
“Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito, lo Spirito della verità”.
Ecco delinearsi la pienezza della Pasqua: la Pentecoste. Nel momento in cui si realizza il dono dello Spirito Santo, il primo Paraclito (Gesù) lascia spazio al “secondo Paraclito” (lo Spirito Santo).
È lo Spirito della verità. Ricordate domenica scorsa? “Io sono la Via la Verità e la Vita”. Abbiamo un’esigenza (e un compito) urgente e difficile, per salvare la nostra vita: scoprire e vivere la verità su noi stessi, riconoscendo il rapporto che dà senso vero alla nostra vita; riconoscendo ciò che c’è davvero nel nostro cuore, nei suoi aspetti positivi e in quelli più problematici e difficili.
È il Paraclito. È colui che si mette accanto a noi, dalla nostra parte, come un difensore contro chi ci accusa. L’accusatore è il demonio (colui che separa!): vuole separarci da Dio, allontanarci da Lui, accusandoci di non essere in grado di vivere da figli di Dio. Ma lo Spirito “rimane presso di noi, in noi”, per ricordarci che “Gesù è nel Padre, e noi in Lui, e Lui in noi”.
Usando un’immagine che ha attirato la mia attenzione: Lo Spirito Santo “crea connessioni”. Una connessione “dentro di noi”, per facilitare e accompagnare quell’operazione di verità riguardo a noi stessi, di cui parlavo poco sopra. Una connessione “con Dio Padre nel Figlio”, tenendo in conto e portando con noi i suoi comandamenti. Una connessione “con gli altri”. Per Gesù l’amore crea un legame che chiede di diventare responsabilità gli uni verso gli altri. Gesù, per delineare la qualità dei rapporti di amore tra noi, usa un verbo che abitualmente descrive il suo amore per noi. Nel capitolo successivo del Vangelo secondo Giovanni, Gesù lo dirà in modo ancora più esplicito: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Il comandamento dell’amore gli uni per gli altri è il centro della vita umana, per costruire percorsi di relazione e di fraternità; per non vivere “da orfani”.
Ma per consentire allo Spirito Santo di creare queste “connessioni”, è necessario che “ci sia campo”; altrimenti non si crea nessuna connessione. Nella prima lettura di oggi ci viene indicata con chiarezza la strada che conduce a “creare campo per la connessione dello Spirito Santo con noi”: accogliere la Parola di Dio e pregare. Solo così, dice la seconda lettura di oggi, diventeremo capaci di “rispondere a chiunque ci domanda ragione della speranza” che la Pasqua di Gesù ha generato nei nostri cuori.