VI Domenica di Pasqua (22/5/2022)


VI Domenica di Pasqua

Le letture della VI Domenica di Pasqua sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci riporta al momento dell’Ultima Cena, nel Cenacolo: è un brano del lungo discorso di addio, nell’imminenza della Passione e Morte di Gesù. Lo stato d’animo dei discepoli è comprensibile: la loro fede, già fragile, è mesa a dura prova dalla prospettiva della Pasqua, annunciata da Gesù; faticano a sottrarsi alle attese di una conclusone trionfale della missione del loro Maestro. Per capire: è come quando noi, di fronte all’esperienza del male, ci chiediamo: “Perché Dio lo permette? Perché non interviene? Perché non punisce i malvagi?”.

C’è poi la prospettiva, altrettanto imminente, del distacco: altra esperienza dura e faticosa. Nel corso della nostra vita siamo chiamati a vivere numerosi distacchi: alcuni voluti, altri subìti, tutti dolorosi; dal distacco dal grembo della nostra mamma (nascita), fino all’ultimo distacco, quello da questa vita terrena (morte). L’intensità con cui viviamo il distacco è proporzionata a quella con cui abbiamo vissuto la relazione.

Gesù, con profondo affetto, conduce i discepoli al di là del loro turbamento: chiede loro di imparare ad attendere e a vivere con pazienza il tempo della sua apparente sconfitta, del suo silenzio, della sua assenza; è quello che è richiesto anche a noi nei momenti in cui Dio ci sembra distante, mentre viviamo esperienze di dolore, di aridità, di desolazione. Gesù chiede ai discepoli (e a noi) di non perdere la memoria della relazione con lui e di lasciare che il Paraclito ci aiuti a ricordare.

“Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (vangelo)

La relazione è al sicuro: è nelle mani e nel cuore del Padre; è radicata nel suo amore per noi e in Gesù, la sua “Parola fatta Carne”.

“Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che il vi ho detto” (vangelo)

Una delle tentazioni più grandi è dimenticare, perdere la memoria di una relazione. Concentrarci sulla delusione presente rimpiangendo la presunta perfezione di un rapporto che è venuto meno, è un vero e proprio attentato contro il proprio cuore: cancella in noi il ricordo della bellezza che ha accompagnato (e può ancora accompagnare!) il cammino fatto insieme a qualcuno. Lo Spirito Santo (il Paraclito) ci aiuta a dare un senso a quello che abbiamo vissuto, a ricordare quello che Gesù ci ha insegnato.

È per me motivo di profonda sofferenza il pensiero che molti battezzati (di ogni età) non abbiano niente da ricordare, perché non hanno mai fatto l’esperienza di una vera relazione con Gesù e con la sua Parola.

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (vangelo)

E’ il dono della Pasqua; è il dono di Gesù Risorto; è la possibilità di dare pienezza di significato umano alla nostra vita; è la forza per attendere con pazienza il ritorno di Gesù (“Vado e tornerò a voi”).

In tutto il suo discorso di addio (come in tutta la sua vita terrena) Gesù non appare mai solo, ma sempre in relazione con il Padre e con lo Spirito Santo. A partire dal nostro Battesimo, questa potrebbe (e dovrebbe) essere la condizione che accompagna costantemente la nostra vita umana: vivere la relazione da figli di Dio.

Nei giorni scorsi mi ha fatto riflettere questa considerazione: “Quando la tristezza prende possesso del nostro cuore è perché il nostro cuore è abitato solo dal nostro io”.