Le letture dell’XII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Ci fu una grande tempesta”
Ricordate il 27 Marzo 2020? La pandemia cominciava a mostrare il suo volto più tragico e più tremendo di morte. Papa Francesco, solo, di sera, sotto la pioggia, in una piazza S. Pietro deserta, pregava per tutti, davanti al Crocifisso e all’Eucaristia.
La sua preghiera e la sua riflessione partivano dal brano di vangelo che abbiamo ascoltato oggi: anche noi, come i discepoli, impegnati nella traversata che è la vita, da una sponda (la nascita) all’altra (la morte, la vita al di là della morte); anche noi, come i discepoli, inghiottiti da una tempesta; la barca (la nostra vita) diventata improvvisamente e inaspettatamente ingovernabile.
“Non ti importa che siamo perduti?”
Anche noi, come i discepoli, abbiamo Gesù imbarcato con noi, ma, quando dobbiamo affrontare le avversità, abbiamo l’impressione che Egli dorma e rinunci a intervenire.
Ho trovato, in questi giorni, un’immagine: “l’abito delle nostre certezze sulla vita si strappa; noi rimaniamo vestiti di paura”. Avviene quando sperimentiamo la morsa del dolore; quando ci troviamo a fare i conti con la stupidità e la cattiveria degli uomini; quando l’ingratitudine ci colpisce; quando l’arroganza e l’ingiustizia ci umiliano e prevalgono sull’onestà e sulla generosità, sulla competenza e sulla dirittura morale; quando ci assale la paura di essere inghiottiti dalla morte, senza lasciare traccia.
È una riflessione importante: ci riporta davanti alla verità. Ci ricorda che la vita (comunque vada!) è una traversata piena di incognite; è inutile che spendiamo tutte le nostre energie per fingere (e illuderci, e illudere!) che la vita sia una passeggiata in sicurezza, in cui tutto è previsto, tutto è sotto controllo! Ci richiama all’umiltà del nostro essere creature.
“Perché avete paura?”
Noi sappiamo (dovremmo sapere!) che in questa traversata non siamo soli: Dio è imbarcato con noi fin dall’inizio. È una presenza misteriosa (è Dio!), ma, per quanto possibile, Dio ce l’ha fatta conoscere incarnandosi (facendosi uomo) e donandoci il suo Spirito.
Dobbiamo chiedere ed accogliere il dono del discernimento: imparare a dare valore a tutto ciò che può attenuare le fatiche della “traversata”, nostra e degli altri; rinunciare a tutto ciò che può appesantire “la barca”: tutta l’umanità è sulla stessa barca; tutta una comunità è sulla stessa barca; ogni famiglia è sulla stessa barca; ogni coppia è sulla stessa barca!
“Non avete ancora fede?”
In questi giorni leggevo: “Abbiamo tonnellate di religione, ma non abbiamo un granello di fede”. È una frase scritta almeno 50 anni fa, anche di più. Oggi, forse, è ancora peggio: è venuta a mancare anche la religione; il rapporto con le cose materiali ha soverchiato e seppellito il rapporto con Dio, non solo negli adolescenti e nei giovani (sarebbe anche un po’ fisiologico!), ma anche in molti (troppi!) battezzati adulti.
In queste condizioni, fatta salva la forza della grazia di Dio, si fatica persino a trovare un senso compiuto al Battesimo dei bambini.
“Furono presi da grande timore”
Niente a che vedere con la paura: è il “santo timor di Dio”, il settimo dono dello Spirito Santo. Ci riconduce all’umiltà del nostro essere creature, bisognose sempre di misericordia che salva. Ci ricorda l’amore di Dio per noi: per guidarci, accompagnarci e sostenerci nel cammino della nostra vita, si è fatto uomo “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Ci ha resi figli, nel Figlio. Potremmo e dovremmo continuare l’elenco dei doni di Dio nella nostra vita.
“O Dio, rendi salda la fede dei tuoi figli; nelle tempeste della vita, possano scoprire la tua presenza forte e amorevole”. (colletta)