XII Domenica del Tempo Ordinario (21/06/2020)


XII Domenica del Tempo Ordinario

NOTA: Le letture della XII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili cliccando qui, in formato stampabile per chi desiderasse seguire la messa in diretta.

La liturgia ci ripropone il Tempo Ordinario dell’Anno Liturgico; ricominciamo l’ascolto del vangelo secondo Matteo che ci accompagna in questo Anno A. Siamo a metà del decimo capitolo: per aiutare me e voi a capire meglio, ho ripreso la lettura dal suo inizio; il canto scelto per iniziare la Messa mi è sembrato una buona sintesi. Nel decimo capitolo, infatti, Gesù affida agli apostoli la missione: “Annunciate che il Regno dei cieli è vicino; guarite i malati (segno della salvezza legata alla nostra volontà di accogliere di Dio); vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”.
Eccoci così al brano ascoltato oggi: “Non abbiate paura”. Per gli apostoli e per i primi cristiani perseguitati, la missione è la prima partecipazione alla Pasqua di Gesù: una prova dura, che li porterà ad incontrare “gli spirito immondi” (cioè il male in tutte le sue forme), la resistenza all’annuncio e il rifiuto anche violento. Per loro sarà possibile rimanere fedeli alla “missione” solo se saranno in comunione piena con il Maestro; solo se lasceranno che, attraverso la loro vita, sia lo Spirito della Verità a “dare testimonianza”, cioè a far trasparire la loro comunione di figli con il Padre. Solo così la “missione” diventerà “rivelazione del Regno dei cieli”: annuncerà che Dio è vicino alla nostra vita, desidera far nascere un rapporto con noi e con la nostra vita, per accompagnarla e salvarla.

E per noi, per il nostro essere discepoli, per la missione che il Signore Gesù affida a noi battezzati, che cosa significa “Non abbiate paura”? Che cosa guida la nostra vita: la paura, oppure la fiducia in Dio che ci è Padre?
C’è una paura che ha il potere di schiacciarci a terra, di opprimerci fino a impedirci di vivere in pienezza il dono della vita
(così come il Padre ce l’ha affidata) nella capacità di relazioni che ci rende “immagine e somiglianza di Dio”: anima e corpo; “carne che si nutre della carne del Figlio Gesù”, diceva il vangelo di domenica scorsa. Di questo dobbiamo avere paura: “di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo”; questo fa diventare la nostra vita“spazzatura”, senza valore.

Gesù dice ancora: “Non abbiate paura degli uomini… Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima”.
Mi è venuto in mente il “timore di Dio”: Non “paura di Dio”, ma consapevolezza piena e costante del grande dono che il Padre ha fatto a noi sue creature; desiderio di dare pienezza alla nostra vita, vivendola “da figli nel Figlio Gesù”; fiducia in un Padre che ha cura di noi e che ci chiama (e accompagna!) a compiere scelte libere per realizzarci in questa pienezza di vita. Questo “timore”, sì!

A contrapporsi al “timore di Dio”, c’è la paura degli uomini, quando temiamo gli uomini che “possono uccidere il corpo”. Noi non rischiamo più la vita come i primi cristiani: non ora, non qui. Ma siamo immersi in un clima di violenza, fatto di parole e di azioni; questo alimenta in noi paura (incertezza economica, stranieri, diversi…) e ci fa concentrare su noi stessi, sulla difesa dei nostri spazi.
Temiamo che la nostra vita sia valutata meno di quello che vale
. Allora diventiamo schiavi del giudizio degli altri; cerchiamo l’approvazione degli altri; facciamo, ma pretendendo il contraccambio, il riconoscimento, la considerazione.
Temiamo di parlare apertamente; scegliamo con cura le cose che si possono dire (perché corrispondenti a quello che pensano tutti) e quelle che è meglio non dire anche se sarebbe giusto farlo: per il buon vivere, per evitare di essere considerati “fuori dal coro”.
E’ giusto evitare parole che possono ferire e creare conflitti, purché quello che non diciamo non si trasformi in “chiacchiericcio” alle spalle degli altri; in questo caso sgretola la comunità (ogni comunità, anche la famiglia) al suo interno.

Chiediamo la grazia di vivere senza paura degli uomini, ma nel timore di Dio.