Le letture della XIV Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai” (vangelo)
Confesso che talvolta non mi riesce facile pensare che “la messe sia abbondante” e pronta per il raccolto; mi verrebbe piuttosto da dire che ci sia ancora tanto da seminare e poca speranza di vedere crescere: la cronaca quotidiana parla di barbarie, piuttosto che di un’umanità capace di misurarsi con progetti e sentieri di bene!
Ma il Vangelo dice che se non hai la capacità di scorgere (magari sotto cumuli di macerie e di miserie) i germogli del bene, non sei adatto ad essere tra quelli che Gesù invia ad annunciare il Regno di Dio.
Forse è per questo che “sono pochi gli operai”, quelli capaci di stare di fronte e dentro al mondo con lo stesso sguardo di Dio: sono i santi, soprattutto quelli “della porta accanto”.
“Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due” (vangelo)
“A due a due”. Per il Signore, nella sua mente e nel suo cuore, non esistiamo mai isolati, soli, autonomi, autosufficienti. Ogni volta che ci ripieghiamo sul nostro “io”, tradiamo la nostra identità “a immagine e somiglianza di Dio”.
Apparteniamo sempre a qualcuno; non apparteniamo mai solo a noi stessi. E’ così che nasce (o muore!) una comunità: non è qualcosa che costruiamo noi, non è una “controparte” da cui pretendere; nasciamo dentro di essa. Questo vale per la famiglia, per la comunità civile e per la comunità ecclesiale.
“Vi mando come agnelli in mezzo a lupi” (vangelo)
L’esperienza della vita ci riporta spesso a questa considerazione: siamo fragili, deboli; spesso non ci sentiamo riconosciuti per quello che siamo (o vorremmo essere!); talvolta ci sentiamo calpestati nella nostra dignità: non riusciamo a far valere i nostri diritti (o dobbiamo rinunciare a farlo). Ma il Vangelo (che è Gesù) è proprio così: parola debole, parola che interpella senza imporsi; si dona senza pretendere.
“Non portate borsa, né sacca, né sandali” (vangelo)
Il Signore ci chiede di non caricarci di pesi inutili; di non portaci dietro il peso delle situazioni difficili e sofferte che la vita ci riserva. Se non ci lasciamo alle spalle il male ricevuto, è perché non ci fidiamo di Dio e non lo affidiamo a Lui. Conserviamo come unico tesoro la parola del Vangelo: solo quella ci salverà!
“Quando entrerete in una città e non vi accoglieranno” (vangelo)
Mi ha colpito il fatto che Gesù non dice “se”: dice “quando”, come se la cosa debba inevitabilmente accadere, prima o poi. È la verità: prima o poi nella vita incontriamo chi non vuole accoglierci; incontriamo ambiguità, mancanza di sincerità, cattiveria, ingiustizia. Anche in questo caso, Gesù ci chiede di continuare ad annunciare il Regno di Dio, il suo desiderio di incontrare la nostra vita per salvarla.
“I settantadue tornarono pieni di gioia” (vangelo)
Allora vale la pena di farlo, perché, in questo modo, “i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Quando ho iniziato questa riflessione, mi sembrava di non riuscire a tenere insieme la Prima Lettura e il Vangelo. Adesso sì! Come al popolo in esilio a Babilonia, anche a noi Dio fa dono di queste immagini dolcissime: Lui, come una mamma, ci porta in braccio, ci consola, ci nutre; è “Dio di consolazione e di pace”.