
Le letture dell’XIV Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto”
È il titolo scelto dal foglietto che accompagna la Messa in questa domenica; è una frase presa dal Prologo al Vangelo secondo Giovanni. Questi “suoi” sono gli abitanti di Nazareth; sono i credenti del popolo della prima Alleanza; ma siamo anche noi “figli testardi e dal cuore indurito” (prima lettura). Il Vangelo di oggi descrive una situazione umana che resiste alla venuta del Messia: non accetta di riconoscere in Gesù il Cristo, il Salvatore. Tornano in evidenza i contrasti che già domenica scorsa cercavo di segnalarvi: fede/religione; fede/cultura umana.
“Ascoltando, rimanevano stupiti”: la parola di Gesù colpisce, ma in modo negativo; lascia scioccati, ferisce; non è secondo gli schemi e la dottrina della istituzione religiosa della sinagoga. A prevalere è un orizzonte nell’ordine della natura: quello del sangue, della parentela, del villaggio. Nel corso dei secoli, l’attesa del Messia si è nutrita dell’immaginazione grandiosa e della attesa di una restaurazione del Regno di Davide; Gesù sta spaccando proprio questo schema improntato sui criteri di questo mondo, sul potere del mondo.
Il Vangelo di Gesù insiste proprio su questo aspetto, collegato alla Incarnazione: la fede è accoglienza di una vita nuova che prende forma nel quotidiano, capace di cogliere e intravvedere il compiersi della salvezza nella vita di ogni giorno; la fede nasce dalla scoperta che il valore della vita umana scaturisce da una ritrovata parentela con Dio: quella dell’essere suoi figli.
Gli abitanti di Nazareth partono bene: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è mai quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?” Però sono traditi dalla loro cultura umana: Gesù è il Figlio di Dio, ma loro non riescono ad accettarlo. “Non è costui il figlio di Maria?” Sono vicini alla verità: nell’umanità di Gesù, Dio si è fatto Uomo e salva; ma loro non riescono ad accettare questo annuncio della salvezza: non corrisponde a quello di cui sono convinti. Meglio un Dio a misura delle nostre attese e rispondente alle nostre convinzioni, invece di un Dio così come si rivela.
Non c’è opera di Dio che possa scardinare la testardaggine dell’uomo: ha bisogno di salvezza, ma non l’accoglie perché non è come lui se l’aspetta.
“Ed era per loro motivo di scandalo”
Lo stupore iniziale si trasforma addirittura in scandalo: la presunzione di sapere finisce per diventare ostacolo insormontabile ad accogliere.
“E si meravigliava della loro incredulità… percorreva i villaggi d’intorno”
Dio non si stupisce per le nostre fragilità, non si meraviglia dei nostri peccati; ma di fronte all’incredulità non può fare nulla: si arrende, pur continuando ad attendere la nostra conversione.
Preghiamo: “O Padre, vinci l’incredulità dei nostri cuori” (Colletta)
Chiediamo la grazia di “rivolgere i nostri occhi al Signore” (Salmo)