Le letture della XIV Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Ti rendo lode, Padre…”
Nel capitolo 11 del Vangelo, Matteo racconta un momento difficile e deludente della vita di Gesù. Non abbiamo ascoltato la prima parte del capitolo: Giovanni Battista è stato imprigionato da Erode e la sua fede in Gesù come Messia rimane scossa e dubbiosa; Gesù fa esperienza di una folla capricciosa e incostante nell’ascoltarlo e nell’accoglierlo, incapace di riconoscere la fortuna dell’incontro con il Salvatore (un po’ come noi!).
Oggi ascoltiamo la reazione di Gesù: invece di lamentarsi e di alimentare sentimenti di rassegnazione o di rabbia, egli si affida al Padre e gli riconferma la sua fiducia; il dialogo con il Padre si trasforma per lui in una rivelazione. Gesù “rende lode”al Padre e riconosce la sua “benevolenza”.
“Rendere lode”: letteralmente “confessare” (o proclamare) non dei peccati, ma la propria adesione di Figlio.
“Benevolenza”: letteralmente “beneplacito”; quello che piace al Padre, la sua volontà.
La volontà del Padre si rivela diversa da come Gesù si aspettava: lui era convinto che i più vicini, quelli spiritualmente più preparati (scribi e farisei) avrebbero capito e accolto l’annuncio del Regno dei cieli; invece capiranno e accoglieranno solo quelli che scoprono con stupore e riconoscenza di ricevere il rapporto con Dio come un dono. Sono i “piccoli”: quelli non importanti, quelli indifesi, quelli esposti al male. Gesù scopre di appartenere anche lui a questa categoria di persone: per rivolgersi al Padre, in questo momento difficile e quando sarà nel Getsemani, usa la parola “Abbà”; come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo che solo lui può difenderlo e risolvere il suo problema.
“Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”
“Mite e umile di cuore”: letteralmente “quelli che camminano curvi per il peso della vita”. Nei giorni scorsi ho trovato un’altra immagine che mi è sembrata molto bella: “raggomitolati, in posizione fetale, come nel grembo della mamma”.
“Prendete il mio giogo sopra di voi e troverete ristoro per la vostra vita”
Gesù in quel momento della sua vita si scopre così: “curvo, pronto per il giogo”. Ho trovato una considerazione semplice e profonda: il giogo non è fatto per uno; è fatto per due! Gesù scopre di portare il peso della sua vita con il Padre; invita noi a portare il peso della vita “aggiogati” con lui.
Vivere con fede è un’accoglienza, non una conquista; ma accogliere è tutt’altro che facile! Vivere con fede è essere in grado di giudicare ciò che avviene (fatti e persone) non da soli (soltanto con i nostri criteri di giudizio e le nostre capacità), ma alimentando un dialogo costante e profondo con Dio. Vivere con fede è “confessare” (rinnovare) la nostra adesione alla volontà di Dio, soprattutto quando non coincide con la nostra.